2 a.m. “Parallel words”, recensione
Per un attimo mi sono sentito come il ragioniere Giorgio Allegri nel film di Bruno Corbucci. Sembrava che il mio incontro con il mondo dei 2 a.m. fosse tenuto distante dalla mia penna, come in preda ad un magico accordo. Ma valutando che la magia non è qui in grado di ostacolare il nostro lavoro, finalmente, dopo intoppi postali, misunderstanding e ostacoli vari, oggi incontro i mondi paralleli del duo marchigiano, celato dietro al cielo graffiato della cover art, custodia artistica per le sonorità di sei tracce prettamente British.
Sono difatti gli anni novanta ad impregnare le proprie partiture e il senso melodico, parzialmente alternativo, ma mai eccedente. L’anima shoegaze che si scorge ben oltre all’estetica brit del duo, riesce a trovare negli arrangiamenti lineari un buon equilibrio espressivo, promosso in free download su bandcamp. A produrre il disco, uscito per la Isaac Gravity Records, è Mattia Coletti, vecchia conoscenza di Music on tnt, qui in grado di portare una sognante alter-natività di suoni assestabili tra onirismo eclettico e blanda distorsione controllata.
Ad aprire il disco sono i quattro minuti di Outside, in cui il calmierato approccio acustico si accompagna a piacevoli riverberi che, pur rimanendo sulle onde easy listening, riescono ad aprire sensazioni Garden State. Note dolcemente rappresentate in equilibrio su di un fil rouge parzialmente brit, scarnificato però dalle boriose armonizzazioni del mainstream. La traccia conquista sin da subito con la sua scricchiolante anima melanconica, che lascia la presa per trovare un oasi sonora, alquanto vicina all’arte compositiva di Noel Gallagher. Infatti Axl’s song nonostante un interessante cambio direzionale sul suo finire rappresenta l’istinto Madchester, che si modera nella sognante Live from a parallel world, in cui la struttura musicale matura un intento minimale, per poi estendersi verso un’eccesiva edulcorazione di intenti. La traccia appare in grado di accogliere la giusta direzione popular, ripresa con The untold words, in cui le sei corde salgono di tono verso arie banalmente anni’90. È poi con le aperture compositive di Just for one day che il combo si offre ai propri detrattori e ai propri fan attraverso una canzone manifesto, da cui gli amanti del genere difficilmente riusciranno ad uscire.
A chiudere l’extended played è infine la dolce attitudine di The magic can’t work, atto di chiusura di un mini disco che sarà la delizia di chi ancora oggi vive di note acustiche, base primaria di un lavoro che di certo non ha l’innovazione nelle sue corde, ma che non deluderà le aspettative.
Tracklist:
Outsider
Axl’s song
Live from a parallel world
The untold words
Just for one day
The magic can’t work