La collera “La collera”, recensione
Dopo qualche tempo torniamo tra le pagine di Alka Records per raccontare l’extend played dei La collera, band milanese nata nel 2017.
Nascosto dietro l’art work di Max Gizzi, l’EP sembra voler raccontare quattro storie in cui si cela la tradizione della canzone italiana, qui intercalata tra blandi movimenti indie-pop e ottime armonizzazioni. Infatti, proprio come palesa, più di altre, Una cosa di poco conto, la band mostra di possedere idee (forse acerbe, ma) costruite attorno ad una linea di basso piacevolmente profonda e ad un songwriting narrativo e tutt’altro che banale.
Curato da Michele Guberti e Manuele Fusaroli, il pop rock dell’ensemble lombardo mostra il meglio di sé nel ritmo cadenzato de La macchina del veleno, traccia in cui la linea vocale pulita e a tratti piacevolmente retrò di Giovanni Linke Casalucci offre uno spettro timbrico interessante, in cui le aperture rappresentano solo un lato di un poliedro narrativo, utile nel ritrovare più sfumature di quello che può apparire ad un primo e disattento ascolto.
Se siete avvezzi a questo tipo di sound, date credito ai La Collera, penso di poter dire: sono sulla giusta strada.