Samuele Bersani live Terme di Caracalla
Le terme di Caracalla sono uno di quei posti così familiari ai romani che finiscono col diventare uno degli ingredienti della città, perdendo perfino qualcosa delle caratteristiche peculiari che hanno.
Succede ad esempio con l’Appia antica, che spesso qui a Roma chiamiamo così tanto per dire “lì, sull’appia antica” quando ci riferiamo a una delle mille meraviglie che la via contiene, spesso peraltro senza che quella singola meraviglia ci sia davvero nota. Oppure succede con “i fori“, forse il più clamoroso museo metropolitano a cielo aperto del mondo, che per molti di noi della città è una specie di quartiere disabitato in cui vivere al più qualche domenica senz’auto.
Ecco, le terme di Caracalla son quella cosa per cui, quando c’è un concerto o un evento estivo, ci si vede “a Caracalla“, che suona un po’ strano perché non è che con le terme di Diocleziano ci si dia appuntamento “a Diocleziano”, ma che fa molto romano per quel modo talvolta scanzonato e pigro -e talvolta insopportabile- di ridimensionare tutti e tutto, di rendere quotidiano lo straordinario vivendolo a contatto diretto ogni giorno.
La fortuna che abbiamo, direbbe qualcuno.
Quel qualcuno stavolta ha fatto una cosa in grande: concerto con orchestra a Caracalla, appunto. Uno scenario che è un retropalco di imponente, manifesta bellezza e che immobilizza chiunque per qualche secondo, anche in assenza di particolari conoscenze storiche.
Bersani ha una discografia con pochi punti deboli e moltissimi capolavori, sicché il repertorio può spaziare senza fatica dal primo all’ ultimo album in una sostanziale continuità stilistica, che poi a stringere è qualità assoluta e un gusto raffinatissimo nel mettere assieme melodie di grande cantabilità con testi e alcune scelte armoniche che son ricami.
Questo dà molto senso e valore alla scelta di arrangiare per orchestra la setlist, avendo come base un materiale che già di suo invita a non limitare le scelte alla sola riproposizione del brano con altri strumenti.
Una bella fetta di arrangiamenti riprende quanto Bersani aveva già fatto dieci anni prima in concerti che lo avevano visto esibirsi con il Gnu Quartet o con l’orchestra sinfonica dei Pomeriggi Musicali.
La ripresa di arrangiamenti da quartetto d’archi con un ensemble più ampio lascia intatta la giocosità delle scelte e allarga gli spazi, rendendo tutto avvolgente e, si dice da un po’, immersivo. A parte Freak, su cui anche l’intervento armonico è strutturale per la dichiarata intenzione di Samuele di staccarsi un po’ dalla “solita” canzone suonata da trent’anni, i brani non ricevono modifiche diciamo radicali, ma certamente l’impatto orchestrale dona a tutte le canzoni un vestito realmente nuovo; almeno in qualche piccolo passaggio per ogni pezzo c’è un po’ di sorpresa all’ ascolto.
Tanta gente ad ascoltare, sì, e tanta anche a cantare quantomeno i brani più famosi, con Samuele che -chi lo conosce lo sa- spesso tra un brano e l’altro parla di sé e del mondo che vive, con racconti personali che già divertono sempre per quel suo stile, ma che in questa serata sono apparsi particolarmente spontanei, forse per un insieme di motivi: un’atmosfera immersa nella storia e quindi particolarmente fascinosa e calda, la presenza di genitori e fidanzata nel pubblico e anche il compleanno del papà, tutte cose che Bersani ha fatto entrare concretamente nel concerto parlandone con evidente coinvolgimento emotivo.
Due ore di canzoni di qualità assoluta, dicevamo, lavorate artigianalmente per le circa trenta persone sul palco, lungo una serata che è stata un volo sulle storie cantate da quello che, a parere dello scrivente, senza addentrarsi in classifiche opinabili e restando sul valore oggettivo di testi e musiche, è uno tra i più grandi cantautori nella storia della musica italiana.