“Musica di merda”, Carl Wilson, recensione
Premessa
Infinite volte, rispetto ai miei gusti musicali, mi sono sentito dire “Che musica di merda!”.
Pur comprendendo lo sgomento che Carnal Disfigurment e Holocausto Canibal possano creare nelle persone normalizzate, mi sono sempre limitato ad alzare le spalle noncurante delle critiche.
Vittima di questo inevitabile gioco di ruoli, non potevo esimermi dal raccontarvi questo sorprendente saggio, intitolato proprio… Musica di merda , in cui si parla d’amore e di Céline Dion, ovvero perché pensiamo di avere gusti migliori degli altri…
Il libro
Anche se qualcuno potrebbe pensare ad una scelta stilistica per attirare l’attenzione, mai vi fu titolazione più adeguata.
L’opera del critico musicale Carl Wilson giunge finalmente anche in Italia grazie alla ISBN Edizioni. Un libro unico che si pone come obiettivo primario quello di esplicare la difficoltosa definizione dei gusti musicali. Il pretesto concettuale (e se proprio vogliamo filosofico) utilizza Céline Dion “come un caso di studio, un esperimento mentale per spingere il lettore a guardare dall’esterno il modo in cui pensiamo a ciò che ci piace e non ci piace”.
Così, proprio la voce canadese, definita da alcuni come puro lucido per mobili, funge da centro espressivo di questa ironica e straordinaria trattazione sull’artista pop.
Tra rimandi a South Park e divertenti picchi di insofferenza dell’autore stesso per l’aurea Schmalz, detrattori e fan avranno modo di osservare il reale, attraverso l’estetica di disincantati e pungenti orizzonti diversificati, attraverso pagine in cui le eco e riverberi raccolgono un’infinita serie di trattazioni, qui arricchite da interventi illuminanti di Ann Powers, Krist Novoselic e James Franco. Infatti la nuova edizione del libro si arricchisce oggi di bene 13 nuovi capitoli bonsai, in cui ospiti di spicco manifestano le loro reazioni (ora impulsive, ora emotive, ora ragionate) rispetto al percorso socio-antropologico esposto da Wilson.
Un insieme curioso di passaggi soggettivi, ricamati tra i ricordi che emergono dal discorrere ragionato di Nick Hornby, da sempre molto legato al mondo della musica, dalle reminiscenze di Sukhdev Sandhu, sino alla più classica delle playlist…anche perché, in fondo, quando quello che provi è molto intenso e caotico, la canzone giusta rende ancor più forte quel sentimento e poco importa se si tratta di musica di merda… in quanto anche la più brutta musica può rappresentare l’occasione per un momento di consapevolezza.