L’importante è proibire, recensione

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Sul sito http://www.stampalternativa.it/ si legge in bella mostra 1970-2010, stampa alternativa, appena 40. La casa editrice è di fatto nata proprio nel periodo iniziatico degli anni ’70 quando, Marcello Baraghini registra in Tribunale la testata periodica, ispirata, come si legge tra le righe dell’official web site, al modello delle Alternative Press inglesi e americane, per dar voce a quel movimento di controcultura italiano che per tutti gli anni Sessanta aveva espresso nuove e originali forme di vita, arte e comunicazione oltre che alla componente libertaria, rimasta orfana del movimento sessantottino.

Oggi, grazie a questa nostra nuova collaborazione, siamo qui tra le nuove righe di questo articolo a parlare di Nuovi equilibri e nello specifico di L’importante è proibire, deliziosa nuova release della casa viterbese. Il libro di poco più di 170 pagine, come recita il sottotitolo, cerca di definire un curioso iter nella censura musicale, nel tentativo di analizzare Tutto ciò che la censura ha vietato nelle canzoni.

Nonostante il vizio di brevità, il libro, introdotto da Michele Bovi è annoverabile di certo tra le migliori novità dell’editoria musicale di questo periodo estivo. La struttura del testo è organizzata attorno ad una serie di macro argomentazioni, che hanno nel tempo subito la scure censoria. L’autore, facendo perno attorno alla cultura musicale del secolo breve, analizza sesso, politica, religione, droga e molti altri scomodi argomenti, attraverso un concettuale andamento, di cui la censura si è cibata, fagocitando senza troppi mezzi termini la libertà d’espressione che, come si percepisce dalla narrazione, è figlia dei tempi. Esempio esplicito delle dinamiche temporali è ad esempio la canzone Walk like an Egyptian delle Bangles, resa indesiderata all’indomani dell’11 settembre 2001.

L’epurazione, come si evince dal curioso saggio, talvolta sembra lasciare il tempo che trova; rileggendo gli attacchi a Domenico Modugno per la sua Vecchio Frack, oppure a Per fare un uomo dei Nomadi, ci viene da sorridere, a differenza del ricordo censorio del ventennio in orbace, quando venne creata una vera e propria fabbrica del consenso, per vigilare su cosa gli italiani potesse leggere, vedere e ascoltare.

Il libro è da leggere d’un fiato, attraverso una serie di citazioni e riferimenti talvolta non sufficientemente esaustivi, ma che invogliano una lettura continuata, dalla quale scoprirete che persino la sigla di Capitan Harlock non ebbe vita facile.

L’importante è proibire è indubbiamente un’opera originale ed interessante che però avrebbe meritato un approfondimento tematico di molte sue parti; infatti arrivare alla fine dei capitoli è stato quasi un piccolo dolore, vista la scorrevolezza narrativa e la mole di curiosità che propone. Insomma…un libro che meriterebbe un seguito…