New York: Village Vanguard

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Di luoghi mitici la storia del jazz ne ha tanti, ma il Village ha assunto un ruolo fondamentale, quasi che chi vi si esibisse volesse sottoporsi ad un rito di consacrazione.
E questo è ancora più valido per le registrazioni live che ogni musicista jazz sogna di realizzare al Vanguard, incisioni che in questo luogo diventano quasi a denominazione di origine controllata.

Per questo motivo non posso negare l’emozione quando, percorrendo la 7th Avenue in pieno Village, ho visto profilarsi l’insegna del club su una verandina, una piccola insegna con scritta al neon, delle tante che New York conserva ancora, a dispetto di noi europei che le consideriamo archeologia industriale.

Mi sono subito imbattuto in una porticina a livello stradale, sbarrata, sulla quale era un piccolo avviso che ci informava sugli orari del locale: avrebbe aperto pochi minuti prima dello spettacolo, quasi si trattasse di un appuntamento per gli amici del quartiere.

E questa e’ la meraviglia di New York: questi locali, aldilà della breve o lunga storia che hanno, sembrano conservare la freschezza della loro prima destinazione d’uso: niente in questa città ha diritti di rendita sulla sua gloria, tutto devo tornare all’impatto “on the road” della prima conquista, al contrario si rischia di sparire nelle notti di questi immensi viali .

Ma torniamo all’entrata: si scendono delle strette scalette per arrivare, dopo un piccolo pianerottolo-biglietteria, nella sala; colpiscono subito le piccole dimensioni: il pianoforte sembra essere enorme ed i suoi tasti sono alla portata di chi siederà ai primi tavolini.

Ecco forse risaltare la prima cosa che i grandi apprezzavano: l’intimità , quasi la promiscuità degli spettatori che in occasione delle Jam più importanti doveva essere composta in gran parte di altri musicisti o di persone della loro cerchia.

L’arredamento è molto essenziale, la maggior parte dello spazio è occupato dai classici piccoli tavolini da bar; curiosi due lunghi divani paralleli posti perpendicolarmente al front del piccolo palco, gli occupanti saranno costretti a volgersi di fianco per seguire il concerto.

Le pareti sono quasi interamente occupate dalle foto grandi e piccole di chi è passato da queste parti: la storia del Jazz. Inutile dirvi che le si osserva attentamente una per una, quasi a voler rimaterializzare la musica che questi musicisti hanno offerto ai pochi fortunati di quelle serate.

Il programma prevede, come ogni lunedì, la Vanguard Jazz Orchestra, una big-band “stabile”di quindici elementi, di cui è difficile immaginare il posizionamento, ma i cui componenti entrano alla spicciolata e sembrano accomodarsi e salutarsi senza problemi come dei vecchi colleghi d’ufficio.
E qui viene fuori il secondo dei motivi della gloria di questo locale: l’acustica; quando l’orchestra suona i suoi pieni la risposta sonora è fluida, nessun sovraccarico od impatto sgradevole sembra arrivare al pubblico seduto immediatamente davanti alla linea dei sassofoni.

Forse dipenderà dalla pianta trapezoidale della sala o paradossalmente dalle sue modeste dimensioni!

Devo dire che il concerto non mi ha emozionato, il repertorio della band è in gran parte basato sulle partiture di Thad Jones (fondatore con Mel Lewis della formazione, nata nel 1966) e quelle odierne del pianista Jim McNeely. La formazione ha eccellenti solisti ma, aldilà degli stupendi arrangiamenti, sembra suonare a memoria e ricordarci le stucchevoli programmazioni di molte delle jazz station americane che ascoltiamo dal web, dove questa musica sembra essersi omologata ad un hard-bop patinato.

Il primo set è molto breve (poco più di un’ora) e il portavoce del gruppo ci da appuntamento al secondo che inizierà dopo trenta minuti circa, al quale però si potrà assistere solo se non vi sarà troppo affollamento al botteghino e dopo il pagamento di un ulteriore biglietto.

Come quasi tutti i jazz club di New York le serate sono generalmente divise in due parti, una intorno alle 09.00 P.M. e l’altra alle 11.00 P.M.,un ottima opportunità per il pubblico che può programmarsi al meglio la serata.

In chiusura due consigli per chi soggiornerà a New York nei prossimi mesi e vuole passare dal Vanguard: prenotate e pagate già il biglietto on-line sul sito del club, eviterete di non trovare posto e avrete a disposizione il programma delle serate previste durante il vostro soggiorno e, per uno spuntino prima del concerto, c’è un piccolissimo locale (Taim) in una traversa della 7th Ave appena prima del club, che offre degli ottimi spuntini take-away di cucina israeliana (felafel compresi).

Village Vanguard
178 Seventh Ave. South, New York

Taim
222 Waverly Pl, New York