Giovanni Allevi e Yann Tiersen _Villa Arconati
Tra gli aspetti positivi e tradizionali della stagione vacanziera, c’è ormai da annoverare il Villa Arconati Festival, che anche quest’anno è stato capace di offrire un numero considerevole di eventi di rilievo. Tra un Elio e le storie tese e un Morrisey, spicca la data del talentuoso pianista italiano Giovanni Allevi e di Yann Tiersen, per la prima volta in Italia con la sua band.
Sotto alla nuova tensostruttura di Villa arconti, Allevi propone integralmente il suo sorprendente “No concept”. I tasti bianchi e neri si agitano dolcemente con l’iniziale “Go with the flow” e “Ciprea”, in cui la ritmica africana si appoggia ai più consueti suoni mediterranei. Tra un brano e l’altro l’artista, nascosto dietro una parvenza di timidezza, racconta scampoli di vita vissuta, propedeutici all’introduzione di brani come “Prendimi”, in cui serene e spensierate note si inseguono come in un dolce gioco tra amanti, e “Ti scrivo”, dolce missiva musicale, scritta da pennino e calamaio. Una citazione di Hegel e la sua rosa specchio d’infinito, introduce “Le tue mani “ e “Qui Danza”, eseguite senza interruzioni, sfiorando ritmi impegnativi e molto jazzati. Non poteva poi mancare “Notte ad harlem”, sentita dedica al luogo dove Allevi ha vissuto respirando gospel e jazz.
Il live si conclude con “Ossessione” che anticipa il bis di rito, durante il quale Giovanni regala un brano ancora misteriosamente senza titolo, che sarà parte integrante del nuovo album in uscita a fine settembre. È tempo di saluti e di standing ovation che l’artista si sarebbe già meritato dopo la magnifica “Come sei veramente”, colonna sonora scelta da Spike Lee per il suo spot della BMW.
Sono le 22.30 e le circa 2000 persone presenti assistono al cambio palco, accompagnato da sonori fischi all’indirizzo di un attrezzista che sorride dietro la sua t-shirt di Zidane. Il siparietto si ripete un paio di volte, fino all’entrata in scena di Tiersen, che invita il pubblico ad abbandonare i seggiolini per avvicinarsi al palco. Il concerto è battezzato da “Les Bras De Mere”, le cui sonorità mostrano un artista ben lontano dalle magiche atmosfere di Amelie. L’armonizzazione dei brani svolta verso un rock poco convincente, di buona fattura, ma che stenta a far trasparire genuine emozioni. I musicisti accompagnano il front man con ritmi d’oriente, come in “Le sour d’overture” e giochi di ritmiche con “Le quartiere”, in cui Yann imbraccia un violino, che lo fa apparire maggiormente a suo agio.
Il live inizia a decollare solo dopo “Monochrome”, splendido estratto di “Le phare”, ripresa in maniera forse eccessivamente forzata, nel suo tentativo di rinnovamento. Non mancano poi sperimentalismi e accenni di rumorismo, soprattutto grazie all’ecletticità del chitarrista, che oltre ad usare l’archetto sulle corde, improvvisa sonorità einturzendiane utilizzando un avvitatore elettrico. Marco si improvvisa anche vocalist in “The ex”, song proto-punk che dona verve ad un concerto non all’altezza delle aspettative. Lo show prosegue sui binari di “ Le train”, i cui suoni vagamente tzigani anticipano la conosciutissima Amelie theme , introdotta dal pianino e dal vibraphono di Tiersen, che finisce con il diluire la track in un buon assaggio di post rock. “Esther” e “Le banquet” chiudono il primo live italiano dell’artista che diverte ma non sorprende, regalando uno dei tanti concerti dell’estate 2006.