KAPUT BLUE: parlando di “COLORI”
L’avevamo incontrato con il disco “FAR” e quel singolo interessante di “Booty Call” fino ad arrivare ad una svolta italiana (nelle liriche intendiamoci) con il singolo “FINGO”, release digitale a cui fa seguito questo nuovo brano che ci da lo spunto di parlare di società e non solo. Esce “COLORI”, il nuovo brano di KAPUT BLUE sempre co-firmato nella produzione da Uponcue e quindi, insieme al nostro Antonio Caputo, ritroviamo gli arrangiamenti firmati anche da Martino Tempesta e Simone De Venuto. Inevitabile pensare alle derive americane sempre eterne per certi generi di musica, ma anche tanto difficile non lasciarsi portare dentro le modernissime sfaccettature della canzone d’autore italiana dell’era 3.0, dove il digitale impera in ogni dove e le tematiche sociali si rivelano essere le uniche grandi strade percorribili per una denuncia.
“Colori”… il punto di vista degli altri, incontrarlo, confrontarcisi… direi che è una risorsa ormai rarissima, quasi invisibile…
Questa è la motivazione per cui l’ho scritta! Sento che ci sia un po’ troppa falsità nel proclamarsi “aperti al dialogo” quando in realtà a nessuno importa. La cosa andava scritta e cantata.
Un tatuaggio coi fiori pieno di colori… un rimando all’albero della felicità o cosa? Che c’è dietro questa simbologia?
I fiori ed i colori sono per me simboli di felicità, di ricchezza, di vivacità. Dire “mi sono fatto un tatuaggio coi fiori pieno di colori” è un modo per dire che mi son vestito di tanti aspetti diversi, colorati e vivi.
Una nuova pubblicazione in italiano, un brano singolo e senza video: secondo te ha perso di senso l’oggetto DISCO?
No, assolutamente. A me piace ancora ascoltare dischi interi ma c’è da dire che pubblicare singoli volta per volta al fine di legarsi maggiormente ad un pubblico sempre più vasto con un investimento decisamente minore, è forse un modo per sfornare musica nuova molto più spesso e promuoverla in una maniera più mirata.
Che poi è una release gratuita a meno di non collezionare milioni di ascolti. Non è così? E se così fosse… non trovi che sia un arrendersi alla perdita di valore da riconoscere ad una produzione, alla musica, all’arte di una persona?
Il mondo musicale al momento funziona così, produci con il massimo impegno un singolo ed impegnati altrettanto per promuoverlo. Non è un arrendersi ma un provarci ed impegnarsi. D’altronde senza impegno non si arriva da nessuna parte.
L’immaginario di Kaput Blue è ricco di molteplici direzioni che spaziano dall’America all’Italia, dal rap che vive tra i ghetti alle soluzioni più main stream… ma in particolare verso quale stile cerca riconoscenza ed accoglienza? Le tue radici?
Le mie radici sono nell’ R’n’B, Soul e Pop americano. Le ascolto da quando son piccolo e in un certo modo mi hanno formato. Ciò a cui sto puntando è un modo di comunicare che sia ben comprensibile dal mercato italiano e che allo stesso tempo sia “il più unico possibile”. Non ho limitazioni per quanto riguarda i generi musicali o come farli. Io scrivo e basta, poi in studio cerchiamo un modo per far suonare il tutto coerente al mio stile.
Il prossimo futuro di queste pubblicazioni? Ne farai ancora in questo modo o stai in qualche modo anticipando un full length?
Al momento non posso anticipare nulla ma nel futuro ci saranno belle storie da raccontare.