I Problemi di Gibbo: un esordio acqua, sapone… e fantasia
Sempre attenti a tutte le nuove voci e a tutte le nuove forme che la canzone italiana cerca di prendere in questo presente che, mai come prima, ha forti riferimenti verso un passato di emancipazione com’erano gli anni ’80 e ’90. Da Reggio Emilia e dintorni arrivano I Problemi di Gibbo che a Febbraio hanno pubblicato il loro primo disco dal titolo “Sai dirmi perché?”, autoproduzione che troviamo distribuita anche nei canali digitali consueti. Un disco acqua e sapone… e fantasia, aggiungo io. Dal suono acustico che sostanzialmente regge in piedi impalcature pop d’autore della più classica radice, si staccano derive di gustose soluzioni digitale che non hanno alcuna presunzione di sostituirsi al cuore della canzone stessa. La semplicità sembra essere davvero un filo conduttore, una colonna, un obiettivo. La semplicità in fondo sembra essere un ritorno alle vere radici di questo vivere frenetico in cui l’amore corre al passo con i bit dei computer.
Primo disco. In questo momento di grande crisi sociale e culturale, che senso ha scendere in campo con un disco di inediti? Domanda piccante…
In realtà crediamo che sono proprio questi periodi che fanno emergere la voglia di voler comunicare il proprio personale punto di vista. Per noi un disco di inediti è prima di tutto un modo per riuscire a veicolare un messaggio, un concetto, un punto di vista. Crediamo che sia arrivato il momento di iniziare a prendere atto che qualcosa non funziona. É più che mai necessaria una presa di coscienza collettiva. Non è più possibile rimanere solo in superficie sperando che poi vada tutto bene. É arrivato il momento di fermarsi e iniziare a rendersi conto che stiamo sottovalutando troppe cose…
Trattate spesso anche voi di questa vita frenetica, di questa omologazione in tutte le sue derive. Cosa stiamo diventando?
Cosa siamo già diventati… Distanti? Insicuri? Apatici? Crediamo che ormai sia abbastanza evidente. E non c’è bisogno di grandi doti per vedere tutto questo. Noi crediamo che in realtà tutti noi vediamo che qualcosa non va, ma fa paura ammetterlo. Ci troviamo adesso a dover affrontare un periodo difficile… forse queste difficoltà potranno anche rivelasi una piccola occasione (noi speriamo che sia così). Adesso siamo costretti a tirare il freno, in tanti già si erano accorti che ce ne sarebbe stato bisogno anche prima, ma è troppo difficile “uscire dalla corrente”. Di sicuro tante cose stanno cambiando, noi speriamo che si torni a una dimensione più umana e più equilibrata.
E la musica, sempre contenuta in soluzioni – diciamo – “classiche”, non è a sua volta testimonianza di questa omologazione?
La musica storicamente è fatta anche di omologazione, ma per fortuna non solo. Basta saper cercare. Se si guarda oltre la realtà più commerciale, si possono scoprire innumerevoli realtà musicali meno omologate, ma con una loro precisa personalità e bellezza. Questo è ancora più evidente adesso, che la fruizione alla musica è completamente cambiata. La distribuzione digitale della musica ha dato a tutti (o quasi) la possibilità di esprimersi. Certo il rovescio della medaglia è che questa opportunità ha dato modo a tanti di seguire la moda, per cercare un piccolo momento di gloria personale. Ma ha anche dato la possibilità a tanti bravi artisti, di vere il giusto spazio.
Vi rigiro la domanda: “Cosa dobbiamo lasciarci alle spalle”?
In questo momento dove tutti possono esprimersi attraverso la musica, crediamo sia sbagliato fare delle distinzioni. Ognuno è responsabile di quello che fa, sarà il tempo a fare la giusta selezione. Come riteniamo sia giusto che chiunque possa esprimersi, è anche giusto e sacrosanto che chi ascolta, abbia la possibilità di decidere cosa merita e cosa no. Una sorta di selezione naturale. Alla fine quello che conta è quello che rimane.
Reggio Emilia è un territorio troppo spesso fuori dalle cronache discografiche. Secondo voi perché?
Reggio Emilia è un grande paese più che una città. Un territorio frammentato ma socialmente molto coeso, dove la gente non ha particolari difficoltà. Forse una certa esigenza di espressione artistica ha bisogno anche di una piccola dose di “disagio”. Forse la provincia più in generale, non spinge tanto le persone a voler uscire dalla propria zona di confort, per mettersi in gioco in prima persona. A Reggio Emilia ci sono tanti bravissimi musicisti, molto più bravi di noi, ma che rimangono musicisti, esecutori. Scrivere canzoni vuol dire prima di tutto esporsi… Non è una critica, anche noi fino qualche mese fa abbiamo fatto la stessa cosa, ma poi è scattato qualcosa. Suonare uno strumento ti permette di avere una certa visibilità, perché non andare oltre? É più difficile, ma molto più gratificante.