Christian Frosio: a spasso tra le sue “Mille Direzioni”
Un bellissimo pop d’autore come si deve quasi a sconsacrare questa moda digitale che impera nella scena indie-pop fatta di mille finte trasgressioni. Bel canto, stilemi classici, contenuti profondi di soluzioni mai banali. Ecco le prime caratteristiche umane e spirituali di questa autoproduzione firmata dal cantautore bergamasco Christian Frosio, al suo primo lavoro ufficiale ampiamente anticipato nei mesi precedenti da due videoclip di cui il singolo “Apri la finestra” realizzato con la regia di Michele Brandi è stato finalista all’“Experimental, Dance & Music Film Festival” di Toronto (Canada) June & December 2019 e al “Biella Music Festival” nel Settembre 2019. Si intitola “Mille direzioni” questo suo primo lavoro dove firma e conduce la direzione artistica di ogni dettaglio compreso la realizzazione del nuovo video che troviamo in rete “Anime libere”. Un disco che non sfoggia chissà quali forze melodiche capaci di catturare attenzioni mediatiche ma si attesta ben oltre un livello di estetica necessaria al compiacimento pubblico. Un lavoro che cerca altro, dai richiami classici della musica leggera ai contenuti protetti da un peso artistico sincero e credibile. Un bel disco, pulito… di quelle opere che dovremmo tornare a celebrare per rispettare il bel canto italiano, lo stesso che ci ha resi celebri nella scena pop internazionale.
Partirei proprio dal nuovo video. Riprese davvero suggestive. Come le hai realizzate?
Nel video Anime Leggere sono andato alla ricerca di ampi paesaggi desolati e con la quasi totale assenza di elementi antropomorfi. La suggestione sta quindi a monte, nei sopralluoghi (a volte fatti in condizioni climatiche difficili), in cui ho ricercato con l’occhio le inquadrature.
I paesaggi dovevano parlare di per sè, e in questo le Valli Bergamasche (Imagna e Brembana) hanno tanto da offrire.
Per le riprese, che sono state effettuate insieme al montaggio da Nicolò De Nunzio, queste sono state fatte con drone per gli spazi larghi e con un macro per i microdettagli, oltre la camera a mano. L’idea era rappresentare la ciclicità delle esistenze insite nei macro e nei micro cosmi. Invito a vedere Anime Leggere per capire cosa intendo.
Questa ricerca visiva è un discorso che nasce comunque dal messaggio della canzone: il video per me è un amplificatore visivo di ciò che la canzone racconta. Nel video c’è anche la volontà di rappresentare un percorso personale che appartiene ad ogni uomo e che per certi versi è assolutamente solitario.
Elettronica e mestiere artigiano (analogico). Il punto di contatto è spesso violento. Tu che equilibrio hai trovato?
Da chitarrista e polistrumentista ho trovato un equilibrio dando più spazio al suonato e quindi all’analogico, per cui nel disco la presenza dell’elettronica si limita a qualche parte di batteria elettronica che ho programmato, e che si incastra sulla batteria acustica.
Ascolta proprio l’intro di Anime Leggere, in cui il loop della batteria iniziale ha comunque una sovraincisione della batteria acustica che restituisce un senso di apertura e di verità al suono.
E in generale quanto oggi l’arte è merito della tecnica e quanto della mano che muove la tecnica?
La mano che muove la tecnica è sempre fondamentale, se no il rischio è trovarsi di fronte ad una spersonalizzazione della musica, a partire dal suono. Ascolta i dischi degli anni 60 e 70, quanto erano creativi a livello di mix e di registrazione. Oggi in alcune scelte, siamo più massificati perché alcuni suoni sono pronti all’uso mentre prima dovevi andarteli a cercare (spesso trovando appunto soluzioni creative). Io ho uno sguardo più rivolto al passato. Chissà cosa succederà nel mio prossimo lavoro.
E vorrei che parlare di questa copertina che, se posso dire la mia, poco rappresenta la musica che custodisce. E penso che in qualche modo sia voluto… o sbaglio?
Innanzitutto ti ringrazio. Ogni opinione è importante. Ti posso dire che è una copertina aperta, che si presta a tanti significati.
Come le canzoni, c’è la libertà di prenderla e usarla come meglio si crede. Personalmente ho cercato con la copertina di rappresentare il vissuto e l’estetica che sta dietro le canzoni, più che il contenuto delle stesse. In questo senso il cuore è qualcosa di estremamente intimo, un mettersi a nudo. E anche donarsi, come vuole la rappresentazione dei rami/vene che connettono il dentro di una stanza al mondo fuori. Un senso di apertura e chiusura allo stesso tempo. E le canzoni per me, sono un po’ questo, una connessione tra ciò che è il vissuto interiore con quello esteriore. I colori scelti poi sono la ricerca armonica dei complementari, aspetti diversi che contrastano ma coesistono allo stesso tempo.
Per chiudere: un altro video in cantiere?
Assolutamente, è già pronto e uscirà a breve. Se potessi farei un video per ogni canzone.