Storia del Jazz – II parte. Jazz e cultura afroamericana
“l’occhio all’obiettivo”- La prospettiva del cinema
Le scelte di Spike Lee – PARTE I
Continuiamo ora il nostro lavoro sulla musica jazz osservando stavolta da un punto di vista “parallelo” il suo percorso o, meglio, il suo messaggio culturale più ampio. Ci occuperemo infatti del cinema afroamericano di Spike Lee e, successivamente di un altro autore – sebbene “bianco” – altrettanto importante per la poetica dei neri.
Lee è certamente il più famoso – e controverso – regista afroamericano attuale; egli firma indelebilmente le sue posizioni fin dai primi film, ma è certamente con Malcolm X che manifesta chiaramente il suo credo socio-politico. Inizieremo a parlare subito di questo film e non di Mo’ better blues, sebbene gli sia anteriore di due anni, perché Malcolm X ci sembra un vero e proprio manifesto programmatico del pensiero del suo regista, ma anche di larga parte del popolo nero che in lui si riconosce.
Prima di addentrarci nell’analisi di questo film-culto, vorremmo soffermarci sul fatto che nel cinema americano (e nella società americana, perciò) i problemi legati al razzismo si avvertono già negli anni ’60, complice anche una situazione sociale, eufemisticamente, incerta. Siamo negli anni della guerra in Vietnam (forse la più impopolare dopo quella in Iraq di questi anni), della contestazione giovanile, dell’omicidio Kennedy.
Il problema nero, da Nascita di una nazione (capolavoro del regista D. W. Griffith, n.d.r.) in poi è sempre stato affrontato dal cinema americano, ma raramente con la serietà e la forza necessarie. Durante gli anni Sessanta, gli approcci al tema sono numerosi, soprattutto nella produzione commerciale, che ha goduto di una valida “spinta” della serie poliziesca interpretata da Sydney Poitier sull’ipsettore Tibbs. […] Nel contempo è ancora il vecchio John Ford che propone l’esempio più interessante con I dannati e gli eroi (1960), sul razzismo in seno alle strutture militari. Per la prima volta, in un film di Ford, un negro è protagonista per affermare la propria dignità e fierezza.
Abbiamo più volte ricordato l’importanza delle tesi teoriche sostenute da Leroi Jones (Amiri Baraka) e, più avanti, discuteremo anche di sue composizioni poetiche; in questa sede ci preme ricordare come Baraka e Lee entrarono in conflitto durante la lavorazione del film, perché Baraka considerava il regista assolutamente inadatto a restituire la vera immagine di Malcolm X. Questo è ciò che leggiamo in una lettera aperta recapitata personalmente a Lee dal suo autore: <
Secondo Baraka insomma e anche altri intellettuali, Lee è in rapporto troppo stretto con il mercato per compiere un lavoro serio. Egli si difende comunque così:<
Oltre a questo possiamo anche immaginare la difficoltà per il regista di ottenere i fondi necessari per girare. L’argomento era spinoso e ci si poteva addentrare in un vero campo minato, soprattutto dal punto di vista delle major cinematografiche americane. La Warner Bros. infatti cercherà in tutti i modi di “modellare” secondo le proprie esigenze il profilo del film, ad esempio censurando dialoghi o immagini, o tagliando scene qua e là per ridurre la durata dell’opera. Del resto, Spike non tollerava l’idea che la biografia cinematografica di Malcolm X potesse essere realizzata da una qualsivoglia regista bianco (come si ventilava da tempo nell’ambiente). <
Malcolm X narra, attraverso una costruzione filmica da epopea mitica, la vita è l’operato del grande leader nero.
Lo stile narrativo influì su quello visivo: In primo luogo discutemmo di come cogliere l’atmosfera degli anni Quaranta. Abbiamo puntato su uno stile Technicolor, con un tocco di noir per gli episodi nel mondo più oscuro attraverso il quale Malcolm viaggiava in quel momento. Per il carcere volevamo una sensazione di gelo, per indicare che ogni calore era scomparso dalla sua vita. Quindi quel segmento tende al monocromatico, con una preponderanza di sfumature blu. Dopo il primo incontro con il venerabile Elijah Muhammad, che rappresenta il raggiungimento di una chiarezza d’intenti, abbiamo puntato su un aspetto visivo più netto, più nitido. Mentre per l’Africa abbiamo scelto una luce più diffusa, per visualizzare il diverso clima emotivo che ora caratterizzava l’atteggiamento di Malcolm
5.
Dalle parole dello stesso direttore della fotografia di Lee ci rendiamo conto dell’intelligente realizzazione del film, già nelle sue parti generali.
Venendo al dettaglio di quelle che ci sono parse le scene più significative di questa pellicola vorremmo iniziare proprio dai titoli di testa, che si aprono con uno dei discorsi più intensi e drammatici di Malcolm X:
Sincrono con musica e stacco su bandiera americana; sovrimpressione dei titoli solo sulla bandiera. Voce di Malcolm X offscreen:
Fratelli e sorelle, sono qui per dirvi che accuso l’uomo bianco; accuso l’uomo bianco di essere il più grande assassino della terra. Accuso l’uomo bianco di essere il più feroce rapinatore della terra! Non vi è luogo in questo mondo in cui l’uomo bianco possa dire di aver portato la pace e l’armonia.
Stacco:esterno notte in b/n,
scena del pestaggio di Rodney King ad opera della polizia. Stacco: bandiera americana Ovunque è andato ha portato la rovina. Ovunque è andato ha portato la distruzione. Per questo lo accuso!
Stacco: filmato
Lo accuso di aver perpetrato i crimini più efferati su questa terra. Lo accuso di essere il più ignobile carnefice della terra!
Stacco: bandiera americana
Lo accuso di essere il più violento rapinatore della terra. Accuso l’uomo bianco di essere il più vorace mangiatore di carne suina della terra!
Stacco: filmato
Ubriacone della terra! Egli non può negare le accuse! Voi non potete negare le accuse!
Stacco: bandiera americana e sincrono musica
Noi siamo la prova vivente di tali accuse!
Stacco: filmato
Voi non siete parte dell’America. Non avete avuto scelta venendo qui! Lui non ha detto:“Uomo nero, donna nera, venite con me aiutatemi a costruire l’America”. Ha detto: “Sporco negro! Entra nella stiva di quella nave!
Stacco: Bandiera americana che prende lentamente fuoco ai lati
Ti porto in America in catene perché devi aiutarmi a costruire ‘America!
Stacco: filmato
L’essere nati qui non fa di voi degli americani! Io non sono americano! Voi non siete americani! Siete uno dei 22 milioni
Stacco: bandiera in fiamme
di neri, vittime dell’America! Voi e io non abbiamo mai visto
Stacco: filmato
la democrazia nei campi di cotone della Georgia. Non c’è la democrazia laggiù.
Stacco: bandiera in fiamme sempre più vicine all’inquadratura
Non abbiamo visto la democrazia nelle strade di Harlem, di Brooklyn, di Detroit. Non c’è democrazia laggiù!
Stacco: filmato subito stacco: bandiera in fiamme
No! non abbiamo mai visto la democrazia laggiù! Abbiamo visto solo ipocrisia
Stacco: la bandiera è diventata una grande X infuocata
Noi non vediamo alcun sogno americano!
Stacco: filmato
Abbiamo vissuto solo l’incubo americano!
Stacco: X infuocata;
applausi fuori-campo e musica in fortissimo. A nero.
Ad un discorso di tale lucidità Lee non fa altro che aggiungere una ulteriore spessore di grandissimo impatto e pari efficacia. Come notiamo, il montaggio prevede un’accelerazione negli stacchi, che si fanno sempre più serrati ad eccezione del momento in cui si vede la bandiera prendere fuoco ai lati. Il legame concettuale con le parole del leader nero si fanno evidenti in alcuni punti da noi appositamente sottolineati: subito dopo aver negato agli uomini bianchi di aver portato mai pace sulla terra ecco apparire il raccapricciante filmato originale che ritrae il linciaggio di un cittadino nero ad opera di poliziotti. (Esso scatenò a suo tempo la tristemente famosa rivolta di Los Angeles del 1992, di cui si è parlato in apertura al capitolo dedicato a Lester Bowie). La bandiera a stelle e strisce inizia a prendere fuoco dopo le parole che rievocano l’inizio dello schiavismo e la tratta dei neri. Infine, la bandiera diventa la X di Malcolm (ma come vedremo rappresenterà tutte le identità nere) dopo aver smentito l’ipocrita concetto del “sogno americano”.
A fini didascalici il regista, più avanti, insiste sulla figura del padre di Malcolm, predicatore di grande coraggio e personalità
Contre-plongeé sul padre mentre predica in chiesa L’obiettivo è, per sé e per le prossime generazioni, di costruire una grande nazione in Africa
voce offscreen di Malcolm
…e che quindi i neri dovranno lasciare l’America e far ritorno alla loro terra d’origine, l’Africa
In breve, viene esposta la teoria di Marcus Garvey, di cui pure si è parlato e a cui, nella prima parte della sua vita di predicatore, anche Malcolm si riferisce. Si noti l’inquadratura dal basso per il padre di Malcolm, a significare metaforicamente la sua elevatezza morale
Lo stesso Lee poi, spiega, per bocca del suo protagonista, il significato della X:
Panoramica orizzontale verso sinistra e poi in basso a scoprire uno studio televisivo con tre personaggi e ospiti in sala
Potrebbe spiegarci che cosa significa il suo nome, ossia la lettera X?
Stacco: totale su interno studio, poi lento dolly in avanti verso i tre personaggi (due ospiti neri fra cui Malcolm e l’intervistatore bianco) e a stringere verso sinistra su Malcolm:
Sì, ai tempi dello schiavismo i padroni degli schiavi davano ai neri, i cosiddetti “negri”, il loro cognome per stabilirne la proprietà. Il molto onorevole Elijah Muhammad ci insegna che, dopo aver conosciuto la religione islamica e, dopo aver conosciuto se stessi, dobbiamo sostituire il cognome da schiavi con una X. La X, in matematica, rappresenta l’incognita. E, dato che siamo stati sradicati, tagliati fuori dalla nostra storia, dal nostro passato, dalla nostra cultura, dalla nostra terra, usiamo la X, l’incognita, finchè non torneremo nella nostra terra.
L’intero decoupage in questo caso è semplice e narrativo e permette di far arrivare più direttamente il messaggio centrale del pensiero del leader.
L’ultima sequenza che ci piace riportare e analizzare è quella in cui Malcolm sta compiendo il suo fondamentale viaggio alla Mecca. Da questo pellegrinaggio egli tornerà arricchito notevolmente e imposterà la sua politica in modo molto diverso rispetto al passato, soprattutto per ciò che riguarda i rapporti con i bianchi (non tutti i bianchi sono più necessariamente feccia) e le conseguenti azioni di violenza necessaria:
Interno notte; panoramica orizzontale verso destra a scoprire Malcolm in primo piano che dorme insieme ad altri fedeli.
Voce offscreen del protagonista:
Ogni ora passata in questa terra sacra mi permette di avere una più profonda visione di ciò che sta accadendo in America
stacco: esterno giorno; campo lunghissimo su folla di fedeli
Il nero d’America non può assolutamente essere biasimato per la sua animosità; sta solo reagendo
stacco: panoramica orizzontale a destra fino a scoprire Malcolm tra fedeli in primo piano
a duecento anni di oppressione, sfruttamento e discriminazione. Ma, dato che il razzismo sta conducendo l’America sulla via del suicidio, credo fermamente che la nuova generazione si renderà conto dell’inevitabile e molti giovani vorranno avviarsi sul cammino spirituale della verità
stacco: campo lunghissimo su folla di fedeli
L’unica strada possibile in questo mondo per allontanare il disastro a cui, senza dubbio, conduce il razzismo.
A questo punto, come notiamo dagli accurati movimenti della m.d.p., è la coralità e, certo, l’universalità del messaggio di pace e fratellanza dell’Islam che emerge. Malcolm è sempre in mezzo ad altri fedeli oppure sono grandi masse di individui ad occupare la scena. E’ questo forse il modo migliore per omaggiare uno dei pochi uomini che ha sinceramente cambiato il mondo che è venuto dopo di lui. Nel nostro prossimo incontro commenteremo un altro validissimo film di Spike Lee, attinente ancor più alla nostra ricerca, Mo’ Better Blues.