Libera: il nuovo soul urbano, indie italiano
Belle sensazioni di pulizia e di fresca sincerità. Parole che arrivano d’istinto dopo l’ascolto di “Virgo”, il primo disco di Libera de Santis uscito per la Emic-Entertainment, edito da Expanded Music. Si fa chiamare Libera e, se pur muovendosi dentro i cliché del nuovo soul, tra pop e R&B urbano, non si svende mai, Libera, di nome e di fatto… mai che il suono sfidi la trasgressione certamente e mai che la lirica diventi puro riempitivo estetico. E dentro un ascolto breve di 4 brani svetta “Mia dolce musica”, adolescenziale nella sua dolcissima dedica all’arte e all’espressione. Un disco che sembra di salvezza e di rinascita invece che di glamour sonoro dedito alle mode. E visto il genere, ci voleva davvero poco per caderci dentro…
Esce “Virgo” e si da il battesimo al tuo percorso ufficiale. La prima grande sensazione?
È un’emozione unica, bellissima e appagante. Aspettavo da tanto il mio esordio e ora mi sento pronta e carica per proseguire. “Virgo” è solo il primo passo di un lungo percorso che immagino ricco di musica e che spero sia pieno di soddisfazioni.
Un tempo difficilissimo questo dove la musica e la canzone sono cose ampiamente bistrattate dal pubblico e dal sistema. Tu come la vivi e che aspettative hai?
Cerco molto semplicemente di non crearmi aspettative: scrivo e mi esprimo mettendo tutta me stessa senza filtri. Per me è questa la cosa importante. Purtroppo attualmente la musica è spesso strumentalizzata, a volte sembra aver perso il suo potere empatico e comunicativo, la sua magia, la sua vera essenza, che è quella di saper condensare e trasmettere emozioni pure al pubblico. Nel mio piccolo cerco di rispettare la vera missione della musica, di non perdere di vista il motivo che mi spinge a cantare e scrivere. Spero di riuscire a trasmettere qualcosa di importante ed entrare in connessione con chi mi ascolta. Amo il soul anche per questo, perché è un genere musicale privo di barriere dove in prima linea ci sono emozioni e sentimenti.
Te lo chiedo perché alla musica dedichi una vera e propria “preghiera laica” di ringraziamento con il brano “Mia dolce musica”. Che legame hai con questa forma d’arte?
Per me la musica è come una medicina che cura un po’ tutti i mali. È da sempre al mio fianco in tutti i momenti della vita, un punto di riferimento che mi aiuta a riflettere, a sfogarmi o molto più semplicemente a conoscermi. Molto spesso tendiamo a sottovalutarla relegandola alla sfera dell’intrattenimento puro e semplice, ma per quanto mi riguarda non c’è niente che mi faccia sentire meglio della musica, il nostro legame è imprescindibile.
E alla fin della fiera questo disco quanto ti somiglia? Somiglia alle bozze che hai scritto e che avevi in mente o ha preso direzioni che non avevi preventivato?
Questo EP mi descrive appieno nei testi, nei suoni, nel mood generale. Nelle canzoni di “Virgo” ci sono le mie sensazioni, i miei pensieri più profondi, la mia vita. Il risultato finale rappresenta molto bene quello che avevo in mente fin dall’inizio e questo è sicuramente merito dei musicisti con cui ho avuto il piacere di collaborare a partire da Nicola Bavaro che si è occupato della produzione artistica e degli arrangiamenti, per arrivare a Ivano Zanotti alla batteria, Alberto Linari alle tastiere e Diego Quarantotto al basso.
Il percorso appena iniziato: che direzione prenderà a breve? Cosa ti aspetta?
Il cammino è sicuramente ancora lungo, c’è tanto lavoro da fare. “Virgo” è un ottimo punto di partenza: a breve ci saranno molte sorprese e altre canzoni che non vedo l’ora di condividere con voi!