Terni – concerto di Natale 2021, Recensione
Preludio
A Natale puoi, diceva quello.
O vuoi, perché per la maggior parte di noi c’è qualche pomeriggio libero in più.
O buoi, ma è roba di presepe che affascina solo alcuni, quindi procediamo.
Questo periodo dell’anno rende tutti più sensibili non tanto a pace nel mondo o amore per il prossimo, questioni su cui in genere c’è coerenza individuale quotidiana, ma probabilmente su una certa specializzazione musicale quando si ha tempo e modo per ascoltar qualcosa.
Succede allora che, ok, Mariah Carey vede nuovamente impennarsi il conto in banca, ma anche la musica classica risale nel gradimento, un po’ per playlist casalinghe approssimative o meno, un po’ perché le occasiaoni dal vivo aumentano e sono spesso anche un pretesto per scoprire o conoscere meglio un luogo, una chiesa, un’orchestra, un’atmosfera.
Il luogo
E’ così che i vostri eroi (siamo noi, sì) sono andati a Terni, cittadina che sotto le feste si fa bella di luci, colori e suoni magari come tante altre città fanno, ma che, come ogni “non metropoli”, meriterebbe magari una visita in più da tutti noi che vogliamo conoscere posti di cui in Italia siamo ricchissimi al di là delle splendide grandi città note a tutti.
La chiesa di San Francesco, in pieno centro ma in una particolare piazza dal tempo più fermo che altrove, è uno splendido luogo per assistere ad un concerto, ed è infatti andata benissimo grazie all’organizzazione ben fatta da Visioninmusica. Sottolineare questo aspetto è intenzionalmente all’inizio delle nostre chiacchiere: il periodo è quello che è, mettere in piedi qualcosa che, tra mille doverose direttive, sia nel frattempo piacevole e liscio per chi vi partecipa è, per gli organizzatori, una fatica a sé di cui essere grati riconoscendone il valore, a maggior ragione quando i risultati sono questi.
L’evento
Cos’è stato questo concerto di Natale? La Kharkiv Symphony Orchestra diretta da Yuriy Yanko ha offerto ai numerosi presenti -tutti i posti occupabili tenendo conto delle note restrizioni erano effettivamente occupati- un programma per nulla banale, se si considera anche che si trattava per l’appunto di un concerto natalizio:
Ernest Chausson (1855-1899)
Poème op. 25
per violino e orchestra
Maurice Ravel (1875-1937)
Tzigane
per violino e orchestra
Pablo de Sarasate (1844-1908)
Zigeunerweisen op. 20
per violino e orchestra
Antonin Dvořák (1841-1904)
Suite Ceca op. 39
I. Preludium. Pastorale
II. Polka
III. Sousedska. Minuetto
IV. Romance
V. Finale
Sergey Prokofiev (1891-1953)
Sinfonia n. 1 op. 25 “Classica”
I. Allegro
II. Larghetto
III. Gavotte. Non troppo allegro
IV. Finale. Molto vivace
La prima parte ha visto orchestra e direttore dare ampio spazio ad un grande solista: Pavel Berman al violino. Nella seconda parte la veste sinfonica del concerto ha avuto invece centralità, formando assieme alla prima un evento che ha visto uscire dalla chiesa moltissime persone appagate e sorridenti.
Com’è andata?
Due righe sul concerto in sé le scriviamo perché sì, ma diremo altro dopo.
E’ stato un bel concerto. Il virtuosismo di Bernan è fuori discussione ed è emerso in modo chiaro, pulito e perfino con una calore che la tecnica ha saputo comunque preservare, anche grazie allo splendido timbro dello strumento.
Qualche sbavatura per la verità l’orchestra l’ha avuta anche alle orecchie di un recensore che non ha nella classica il suo vertice di competenza (ma sempre rompiballe resto, non sia mai): gli attacchi più impegnativi non hanno brillato per precisione e la gestione delle dinamiche e dei volumi sonori nei crescendo e nei cambi di tensione sono apparsi poco nitidi e rifiniti; certo è difficile dire se la causa sia stata nella giovane età media dell’insieme, in una direzione magari troppo ammorbidita dal festoso clima o da un’acustica da grande chiesa che, tra riverberazioni varie, ha reso tutto meno netto.
C’è sempre un però, che però…
Il concerto però è stato bello per motivi che, ancor più nel periodo in cui si è svolto, danno senso e valore alla parola “necessario”, motivi che hanno davvero a che fare con delle necessità, naturalmente per tutta la parte fotunata di mondo che quanto ad acqua, cibo e riparo copre l’essenziale semplicemente lavorando:
– i nostri luoghi, dal più minuscolo dei paesi alla più grande delle metropoli, hanno bisogno di mostrare il loro splendore di nuovo, lasciandosi percorrere, ammirare e vivere da migliaia di persone che sappiano amarli. Eventi come questo riportano le persone al centro dei luoghi, nel cuore della loro bellezza
– l’arte, gli artisti, la creatività devono avere sete di pubblico e devono dissetarsi di questo. Gli eventi come questo servono a tenere assieme il pubblico e l’arte, di nuovo
– tutti noi, se vogliamo creascere, arricchirci, coltivare valore, con le arti possiamo trovare stimoli, occasioni, novità, sorprese
Non è nostra intenzione porre in secondo piano il contenuto puramente musicale di tutto questo parlare e vedere, ma riteniamo fondamentale la connessione magica e concreta dei tre elementi elencati sopra –l’arte, gli spazi, le persone– per dare origine e compimento a queste occasioni di gioia e ricostruire le possibilità di futuro in un mondo che per molti versi va un po’ reinventato.
Evviva la musica dal vivo!