Osvaldo Golijov – La Pasión según San Marcos
Milano. Basilica di Sant’Ambrogio. Siamo all’interno di uno dei monumenti insigni della Cristianità; sotto storiche volte che ospitano reliquie di santi che con la loro opera hanno modificato il corso degli eventi umani, mura che nella loro parte più “moderna” s’avvicinano ai dieci secoli ma che nella parte più antica erano già in piedi quando nel mondo respiravano l’imperatore Teodosio, passato alla storia per avere reso il cristianesimo religione ufficiale dello stato, e un uomo così santo, così vicino a Dio da permettersi di condannare questo re del mondo a lunghe penitenze e perdonarlo a suo piacimento: Sant’Ambrogio.
Sotto queste volte, che mettono una soggezione infinita, che nella loro storia hanno visto guerre e pestilenze, che hanno conosciuto uomini miseri e geni immortali, sotto le quali sono risuonate musiche antichissime, la sera di sabato 15 marzo 2008 è accaduto qualcosa di letteralmente inaudito, qualcosa che aveva a che fare con la religiosità profonda di luoghi che Sant’Ambrogio, mentre era in vita, nemmeno immaginava che esistessero.
Da questi luoghi, e per la precisione dall’Argentina, un compositore oggi quarantasettenne e di religione ebraica, Osvaldo Golijov, ha composto nell’anno 2000 su commissione della Internationale Bachakademie, e del suo direttore artistico Helmut Rilling, “La Pasión según San Marcos”, per solisti, coro, orchestra e danzatori. Una Passione di Cristo, ispirata al Vangelo di San Marco, scritta per celebrare i 250 anni della morte di Bach, che descrive in maniera originale e straordinaria “il miracolo della fede in Sud America“.
Sabato 15 marzo 2008, in prima assoluta per l’Italia, in un concerto organizzato dall’Università Cattolica per ricordare i sessant’anni della facoltà di Economia, “La Pasión según San Marcos” è stata rappresentata all’interno della Basilica dove, per l’occasione, è stato allestito un grande palco davanti all’altare e sono stati installati tre maxischermi, due all’interno della chiesa e uno nel quadriportico.
Sul palco c’era l’orchestra classica dei Solisti di Mosca, coi violini e tutto quanto, un’orchestra che sa scatenare torrenti di fuoco e contemporaneamente giocare sul sottilissimo filo dei suoni armonici, e insieme a loro l’Orquestra de la Pasión, nata apposta per eseguire questa composizione e che mette insieme il pianoforte con l’accordeon e le percussioni; una miriade di percussioni che danno costantemente il ritmo, che producono suoni ora inattesi ora sorprendenti, ora immani: come quelli emessi da un enorme tamburo che risuona con la stessa imponenza delle trombe del giudizio e che ci ha fatto temere per la resistenza delle antiche mura le quali, in un migliaio d’anni, ne avranno pur viste di cose, ma forse non avevano mai subito prima scuotimenti al ritmo delle danze sudamericane.
Dietro le orchestre c’era il coro: la Schola Cantorum de Venezuela, una delle mitiche fondazioni musicali venezuelane che hanno contribuito a togliere tanti adolescenti dalle strade facendone dei “veri” musicisti e talvolta rivelando artisti di genio. Un coro che, è bene ribadirlo, non è composto da gente che canta per impegnare il tempo libero, sono professionisti che girano il mondo e che hanno all’attivo 19 tournées e l’incisione di 23 cd (tanto per dire!)
Poi c’erano le cantanti: Luciana Souza, Jessica Rivera. Che dire delle cantanti? Brave è poco. Bravissime è inadeguato. Incantatrici! ecco incantatrici è la parola giusta: sono state perfette dall’inizio alla fine, ognuna nel suo genere: etnico, jazz, classico, ognuna cesellando un piccolo capolavoro di interpretazione. E poi c’erano i ballerini, ma non ballerini classici, Deraldo Ferreira è un maestro di capoeira, Reynaldo González Fernández è un danzatore che si rifà alla tradizione afro cubana: a loro è stata affidata la rappresentazione “fisica” della Passione e morte.
E infine c’era Maria Guinand, il direttore d’orchestra, che ha tirato le fila di tutta questa complessa macchina con grande autorità, che ha ballato coi ballerini, suonato coi musicisti, cantato coi cantanti; anzi si è cantata tutta la composizione dall’inizio alla fine: si leggevano sulle sue labbra le parole del coro, e quelle dei solisti, la si vedeva gioire, commuoversi, in una parola immedesimarsi. Diventava tutt’uno con la musica… credo di non poter fare un complimento migliore ad un direttore d’orchestra.
All’origine di tutto Osvaldo Golijov, il compositore, che come un grande chef ha selezionato gli ingredienti, li ha mescolati con cura, ha aggiunto qualche spezia ed ha creato un piatto nuovo, un nuovo sapore inedito destinato ad esaltare le papille del buongustaio ma, e questo è importante, pure a saziare gli appetiti dell’affamato.
Questa Passione è un percorso artistico originale che, senza mai dimenticare le proprie origini nella musica colta occidentale – c’è il minimalismo di Philip Glass, il sinfonismo di Elliott Carter, le rarefazioni di un Berio o di uno Sciarrino – passa attraverso i ritmi afrocubani, le danze latinoamericane e il jazz, lavorando contemporaneamente su più piani espressivi, come deve essere se un artista intende parlare ad un pubblico vasto e non ad una ristretta cerchia di amici ed estimatori.
Una composizione in lingua spagnola di un’ora e mezza in cui gli eventi della Passione si succedono in trentatré brani, conclusi da un trentaquattresimo cantato in aramaico: un triste e commovente “kaddish“, un canto della tradizione religiosa ebraica, che irrompe al culmine della narrazione e, con un immenso cortocircuito, attraversa i secoli, le religioni e le passioni umane per concentrarsi sull’essenza della fede dell’Uomo in un essere superiore.
Al termine dell’esecuzione grandi applausi per tutti i musicisti e per il compositore, e se non si è giunti all’ovazione deve essere stato solo per il rispetto dovuto alla sacralità del luogo.
All’uscita, camminare circondati dal traffico di una Milano vivace come sempre, ma ignara di quanto era appena accaduto, dava una sensazione di straniamento che raramente è capitato di provare al termine di un concerto.
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Qualche nota aggiuntiva. Tutte le informazioni sul compositore e sulla sua discografia sono disponibili sul sito www.osvaldogolijov.com, l’edizione discografica della “Pasión según San Marcos” è stata pubblicata agli inizi del 2008 dall’editore Hänssler in due cd.