Marco Cignoli: il suo “Coccodrillo Bianco”
Esordio che poi esordio non è, almeno dal suo punto di vista personale. Di certo è la prima prova ufficiale che firma Marco Cignoli, cantautore ma anche presentatore e conduttore tv. Si intitola “Coccodrillo bianco”, titolo che attinge ai “Coccodrilli Bianchi” dentro le fogne di New York cantati da Alberto Radius. Lui invece ci mette dentro significati personali, di risorgimento individuale contro l’appiattimento che nasce dalle maschere e dal perbenismo quotidiano. Un disco pop dai suoni assai fedeli ai tempi moderni di questa nuova scena indie che viviamo. Anzi, forse nelle intenzioni e nelle rifiniture, scorgo un passato recente, un pop forse più anni ’90 che figlio del nuovo millennio…
“Coccodrillo bianco”. Eppure in copertina ha 3 colori diversi o sbaglio?
Sì, esatto: rosa, azzurro e bianco. Il rosa è il colore comunemente associato alle femmine, l’azzurro ai maschi mentre il “coccodrillo bianco” al centro è neutrale, in transizione, pronto a sporcarsi di nuove esperienze e sensazioni. Non per caso, questi tre sono i colori della bandiera transgenere.
Come lo risenti oggi il disco a distanza di tempo dalla sua uscita?
Non sono uno che si riascolta molto, onestamente. Con tutta l’umiltà del mondo, ammetto che quando riascolto il disco mi sento molto orgoglioso del lavoro che ho fatto insieme a Daniele e Francesco Saibene, i produttori del disco. Ho dato il massimo che potevo dare in quel momento. So di non essermi risparmiato e questo mi fa stare in pace con me stesso.
La prima cosa che andresti a modificare?
Ci sono piccole cose che modificherei: parti di testo di alcune canzoni, un paio di cose nel mixaggio, forse una melodia… ma va bene così, abbiamo dato il massimo.
“Autunno centrale” è un brano che si distacca dal singolo che conosciamo tutti. L’introspezione e anche temi assai “difficili” per la pubblica piazza vero?
Mi sono preso la responsabilità di essere sincero al 100%. Questo è un diario personale sotto forma di album musicale. Mettere in pubblica piazza temi delicati come quello degli attacchi di panico o della depressione può essere difficile ma è liberatorio per sé stessi e aiuta ad abbattere tabù e paure.
Quanta verità c’è dentro le canzoni di un cantautore secondo te?
Credo debba essercene sempre molta. Quando ascolto un disco di Tiziano Ferro o Ivano Fossati, solo per citare due cantautori che stimo, ne percepisco sempre l’immensa onestà e profondità.