DARIO DEE: il suo pesce corallo rosso
Cantautore pugliese dallo spiccato senso della critica sociale espressa in una forma assai interessante, colorata ed eclettica, adorna di quell’elettronica che ormai impera in ogni dove… Dario Dee torna con un secondo disco dal titolo “Dario è uscito dalla stanza” e si guarda attorno raccontando la vita che vede nei suoi aspetti sociali e popolari, dalle proprie intime riflessioni a tematiche politiche più internazionali come il conflitto siriano… il tutto attraverso melodie accattivanti (complice anche quel particolare timbro di voce che ne conferisce un ché adolescenziale), grazie anche a quel sarcasmo poetico che gli permette di restituire immagini leggere ed intriganti in luogo dei concetti più complicati… Il video di lancio del singolo “Il mio pesce corallo rosso” vince su tutto l’ascolto di questo disco che punta dritto ai canoni main stream italiano.
Disco che non può essere etichettato come “frivolo”. Dietro questa voce e il colore acceso delle tue canzoni ci sono forti messaggi sociali, non è così?
Si è così, penso che possiamo in piccolo cambiare le cose che stanno attorno a noi e a volte ci provo con la mia musica. Dall’altra parte c’è anche la voglia di vivere la musica con leggerezza, non mi piace prendermi troppo sul serio, così metto insieme ironia e profondità. Un po’ come ho fatto ne “Il mio pesce corallo rosso”, il primo singolo di questo album.
Tra le tante cose interessanti c’è anche un omaggio alla Motown Records. Ce lo racconti? Da dove nasce questa idea?
Sono cresciuto ascoltando la black music, prima il soul e l’rnb, poi anche l’hip hop in tempi in cui non era certo un fenomeno pop. Nelle mie canzoni ci sono dei riferimenti a quelle atmosfere, come ad esempio in “SeNZa GRaviTà” omaggio allo stile di Prince… poi un giorno ho incominciato a canticchiare sotto la doccia Le Suprimes e così ho realizzato questo omaggio completamente a cappella, moltiplicando la mia voce come se fossi stato un gruppo vocale. Adoro la vocal music!
E si parla anche del conflitto siriano…
Un conflitto dimenticato per anni e che ha distrutto intere generazioni di bambini. Sempre per colpa di qualche potente che mette occhio su una zona del mondo. Avremmo potuto fare di più ed evitare che molti pensassero che essendo una strage lontana non è di vitale importanza per noi occidentali. I bambini dovrebbero sognare e potere giocare e non vivere con la paura di morire da un momento all’altro.
Questo disco viene dopo quella favola “Nella stanza di Dario”. Per chi se la fosse persa, ce la racconti?
Un progetto molto intimo e autobiografico, un bambino vittima di bullismo che si chiude nella sua stanza in compagnia della musica e della sua fantasia. L’ho raccontato nel mio primo EP, la mia adolescenza fatta di acne, con la paura di essere sempre giudicato. Forse senza la musica non ce l’avrei fatta, il bullismo ti condiziona e oggi ancora mi rendo conto che continua a condizionarmi nelle relazioni interpersonali: non riesco a fidarmi subito delle persone. Ma non tutto viene per nuocere: oggi ho le spalle larghe e la mano sempre tesa per chi è solo o in minoranza, la mia musica vuole dare voce a loro.
Hai mai pensato di dare altro arrangiamento alla tua musica?
Si… sto lavorando ad un progetto completamente acustico e spoglio, privo di sovrastrutture. Per fare ascoltare nudi alcuni miei brani tratti dai miei due primi progetti discografici. Sarà un mini album invernale 🙂
A chiudere: oggi “la stanza” per te che valore ha?
Oggi non è più una prigione. È il posto dove so che posso ricaricare le energie e concentrarmi. Sono molto grato a quella stanza che mi ha fatto trovare il coraggio di varcare la porta e dire “Dario è uscito dalla stanza.” orgoglioso di essere quello che sono, un musicista timido e un po’ macchietta che non ha peli sulla lingua e odia guidare l’automobile se non ha il cambio automatico!