1000Streets Orchestra: la via dello nuovo swing
Un viaggio onirico a suo modo dentro un passato che come per magia si veste di futuro. Difficile sintetizzare il disco della 1000Streets Orchestra, difficile parlare di questo “Electro Way” che in primissima battuta par amalgamare tutto in un unica grande buona vibrazione di swing antico e di quel soul che bene sarebbe vestito di voci gospel di maniera.
C’è tutto questo ovviamente, forse non troveremo il coro di pelle nera ma certamente verremo traghettati dentro una New Orleans del ‘900 dove, come detto, per incanto esistevano già quel certo modo deciso di sagomare i suoni e di rivestire di elettronica il tutto. Eppure ci sono dei fuori pista interessanti che dimostrano che dentro “Electro Way” c’è molto altro oltre al solito cliché swing: e parliamo ad esempio di “Maniero”, esplicito rimando a Giorgio Mainerio, dentro cui risolviamo il tutto in una immagine incantata e favolistica quasi degna di una “Fabbrica di cioccolata” con tanto di coro (modernizzato e glamour s’intenda) degli Umpa Lumpa. Oppure il deciso cambio di rotta di “Intermission” che, quasi come la didascalia che porta questo titolo, interrompe il flusso di energia swing per immergerci in un noir metropolitano decantato dalla voce di Nai Boa ricco del sound scuro nei toni composto da fiati ed elettronica a cura di Roberto Norbedo. E poi le tonalità balcaniche, inaspettate forse se fossimo superficialmente legati al solo istinto iniziale: le troviamo dentro “Golden Tank #1000“ con la featuring di Radio Zastava per questo che è l’unico brano strumentale dove ancora una volta la tradizione e il passato si confondono con le moderne tecnologie che divengono protagoniste nello svolgersi della composizione. Il popolo incontra scenari robotici, computerizzati, sottili e mai invasivi. Il bello di questo enorme progetto è che tutti gli ingredienti, mai troppo coerenti tra loro a prima vista, sembrano trovare un unicum e una compattezza che difficilmente potevamo immaginare. E il disco si chiude con “To Kolophio”, il nuovo soul glitterato di grandi metropoli di bella vita con questa voce che quasi sussurra con un deciso appeal e seduzione.
“Electro Way” insomma si gioca carte importanti, paradossi e inaspettati scenrari del tutto sghembi capaci però di risolvere sempre ogni cosa. Sapori agrodolci e imprevedibili cambi di rotta: eppure la coerenza è di casa. Assurdo ma vero. Dunque l’impatto iniziale si conferma pur smentendosi e questa è una magia assolutamente affascinante. Bel lavoro dunque per un collettivo che vede un cuore pulsante di un’orchestra colorata da ben oltre 50 collaborazioni distinte, tra featuring artistiche e supporti tecnici. Insomma: un disco assai grande anche solo da immaginare. Difficile farlo vivere soltanto in una dimensione giornalistica. “Electro Way”, come ampiamente dimostrato dai video che troviamo in rete, deve vivere dal vivo. Non potrà mai ascoltare facendolo solo girare dentro un impianto stereo…