Silvio Capeccia: il punk di un solo pianoforte
E qui il rimando al pianopunk di Giacomo Toni sembra quasi immediato, di un tempo antecedente alla sua nuova deriva da cantautore classico. Ma torniamo sui nostri passi: parliamo dei Decibel, lo storico gruppo punk di Enrico Ruggeri anche protagonisti di una fresca reunion di qualche anno fa.
E ritroviamo l’altra colonna portante del trio, Silvio Capeccia, che in questo tempo dentro cui tante cose trovano una nuova forma per resistere alle tante distopie che ricollocano nuove normalità, decide di ripercorrere quel viaggio, dal primo disco di quella “Contessa” fin dentro al presente di brani come “Lettera dal Duca”. Un ordine cronologico dipanato dentro due dischi ha didascalicamente titolato due dischi, diviso in due volumi, due uscite che troviamo dentro i tradizionali canali digitali.
E se nel primo disco, il nostro Capeccia ha previsto un approccio e un incontro con scritture più “pianistiche”, ecco che nel secondo volume uscito lo scorso mese di Aprile, è stata data la precedenza a codifiche decisamente più punk. Interessante come accade la traduzione del suono e della sua melodia, come ogni voluta di glam rock proprie del fascino dei Decibel, quasi divenga una tintura di dolcissima quiete e di morbidissima contemplazione. Ma non lasciamo da parte i tanti ostinati che raffigurano quel punk tanto devoto ai nostri. Il pianoforte dunque in molti istanti sembra dipanare scritture di un classico divenuto moderno e, a conoscer bene i brani, il fascino aumenta nel ritrovarsi dentro disegni conosciuti ma dalle facce nuove. Uno scontro incontro assai difficile da spiegare ma decisamente interessante. L’occasione diviene ghiotta di armarsi di ottimi propositi per rispolverare la bella discografia del nostro punk italiano.