Lhasa Society “Obe”, recensione album
Arrivano dalle Rive del Po, dove la Gran Madre incontra l’oscura magia di una Torino fertile e underground. Sono dediti a sensazioni Space, intarsi psych, post, synth ed oggi, sotto l’egida di ODR arrivano a noi con il nuovo OBE. Otto tracce estranianti, in cui fil rouge è rappresentato dalla metempsicosi. Una separazione tra anima e corpo, ben metaforizzata dalla copertina in digipack.
Le prime note di questa terza fatica sembrano voler giocare con l’irrealtà. Sensazioni vintage al servizio di un andamento emozionale, che non sfigurerebbe all’interno dell’ost di Stranger Things. Infatti, l’impronta sonora di 432 apre il sentiero ad un disco evocativo che, tra riverberi, eco e note reiterate, emerge in maniera prepotente dalle onde underground.
Il disco mostra di essere fortemente influenzato dal post rock di stampo nordico, qui intarsiato di altronica viva e dinamica, pronta a giocare con citazioni prog, proprio come accade nella lunga suite Diapente che anticipa Nyishar, morbida esecuzione in cui il pattern ripetitivo offre spazi evocativi pronti ad implodere nella parte terminale del brano. L’album, piacevolmente wordless ritrova poi in Changa venature elettroniche di fine degli anni ‘80, ideali nel trainare l’ascoltatore in un modo strutturale visionario, proprio come accade tra le note conclusive di Astral, track vicina ai dieci minuti di durata, all’interno della quale, suoni progressivi e cadenzati danno termine ad un’opera impetuosa, impreziosita dalla grafica di Igor e Victor Bamì, al servizio di una cover art riproposta in versione mini poster all’interno di un booklet in cui perdersi durante l’ascolto.
Insomma, un viaggio, o meglio…un trip che, come suggerisce il titolo stesso (Out of Body Experience) ci invita ad andare oltre, chiudendo gli occhi per seguire sensazioni dagli aperti orizzonti.
Tracklist
1 432
2 Diapente
3 Nyishar
4 Nyinub
5 Hovering
6 Changa
7 Paralyze
8 Astral