Le pietre dei giganti “Veti e Culti”, recensione album
Ad osservare cover art e back, immersi in un inquieto bianco e nero, la sensazione angosciante e orrorifica che si prova, sembra mescolarsi al ricercato realismo magico che i governa i romanzi dell’ultimo Murakami e al contempo pare ritrovarsi nelle polveri nere di un mondo black disturbante e misantropico. Ma… vi basterà ascoltare il primo atto di Foresta per realizzare che l’imprinting sonoro è quello di una narrazione evocativa, intelligibile e sviluppata sui canoni di un alternative spigoloso.
Un sound dominato da una bass line preminente, un curato e narrativo songwriting e cambi direzionali, in cui striature aspre, forniscono i giusti ingredienti per una narrazione in tre atti, che, da sola, vale il prezzo di una curiosità emozionale, qui pronta giocare con echi, riverberi, tribalismi e rimandi ancestrali.
L’album, tutt’altro che immediato, prova linfa comunicativa tra le ombre di Veti e culti, narrati da un videoclip visionario e attrattivo, abile nel costruire un universo onirico e folle, che ritrova in Ohm la naturale continuazione. Le toniche battenti, alimentate da distorsioni e back chorus, ci portano poi tra “Polvere” baritonale e sussurrata, climax espressivo di un’opera in cui entrare con accortezza.
Ma chi sono Le pietre dei Giganti? Sono un giovane quartetto gigliato dedito a sonorità poste tra Verdena e Ulver, dalle cui sonorità attingono sino alla ricercata costruzione di una impalcatura sonora che, pur dovendo qualcosa al mondo Slow Down, si erge dalla banalità per offrire un disco assai godibile.
Tracklist
- Foresta I (Un Buio Mattino)
- Foresta II (La Bestia)
- (Tema)
- Foresta III (L’ultimo crepuscolo)
- Veti E Culti
- Ohm
- Polvere
- Piombo
- Quando L’Ultimo Se Ne Andrà