Genova Summer Live. Sadist-Infected rain-Carcass

Premessa

La mia recensione della serata inaugurale del Genova Summer Live 2024, vi avviso, si occuperà solo di emozioni e non di titoli. Non troverete la setlist, ma solo un reportage emozionale di ciò che è accaduto di fronte ad un pubblico osservativo e piuttosto numeroso.

Recensione.

Che gioia tornare a casa col sorriso, consapevole di avere assistito ad un evento straordinario e lo dico da genovese da sempre costretto a varcare il limite regionali per vivere il puro metallo.

Ancora una volta il ringraziamento va alla Nardir Music e a Trevor, frontman dei leggendari Sadist, oggi Deus ex machina di ciò che migliaia di persone hanno avuto l’opportunità di vivere: la sera del 6 luglio 2024. Infatti, dopo aver portato in Liguria Deicide, Entombed, Rotting Christ e molti altri, in questa nuova estate abbiamo avuto la fortuna di vedere una serie di live incredibili, all’insegna del metal più diversificato.

La prima edizione del Genova Summer Live, che ha visto salire sul palco anche Elio e le Storie Tese (il 7 luglio) e Marlene Kuntz, Vasco Brondi e Giorgio Canali (il 10 luglio), è stata battezzata da un rude sound heavy, inserito nella splendida cornice dell’Arena del mare di Genova. Molti sono accorsi per l’unica data italiana dei Carcass e degli Infected rain, popolando l’area del Porto Antico sin dal 17.30.

Ma chi erano questi molti?

Come ormai tradizione ai live sui generis il parterre de rois era composto da un target piuttosto esteso. Tante le chiome canute, accanto a giovani e giovanissimi pronti a mostrare come oltre al triste e limitato monopolio della Trap possano esserci alternative.

Guardandomi in giro, sin dalle prime note degli Slug Gore, noto la curiosità e l’attenzione dei più; rubo frasi e commenti, e ancora una volta mi rendo conto di come il mondo Metal abbia un’innata purezza, pronta a essere conquistata da nuove note. Un imprinting unico, in cui si è soliti accogliere le novità senza pregiudizi né preconcetti.

La serata scivola via con le note dei Necroart, pronti a tenere il palco con i loro sound oscuro e, per certi versi, elegante. Attivi dal 1999 la band si mostra agli astanti attraverso tecnicismi e venature melodiche, che avvolgono e ammaliano.

I cambi palco portano poi i Node al cospetto dei presenti. La temperatura sale verso un timing Death Thrash, spinto dalla bass line di Gary D’Erasmo, anima e corpo di una band in grado di sbordare con audacia verso riusciti tecnicismi.

Il climax sonoro prosegue nella sua salita quando, attorno a 19:30, arrivano i Fulci, semplicemente magnifici. Rafforzati dalle date d’oltreoceano, la band si presenta all’ombra della Lanterna in piena forma. Dediti a un potente e profondo growling, ispirato al mondo orrofico, arrivano a coniugare note e immagini; infatti, mentre scorrono le tracce estratte dalla loro iniziale trilogia, sul maxischermo fluiscono estratti filmici della loro primaria fonte di ispirazione.

Osservando attorno a me noto come il numero di t-shirt con lo splendido logo Fulci siano piuttosto numerose, termometro reale di quanto questa band stia ottenendo negli ultimi anni. Proprio le magliette degli spettatori attraggono il mio sguardo più e più volte; con un sorriso noto come sotto il palco ci sia un delizioso connubio tra vecchie e nuove leve. Madri e padri pronti rispolverare le magliette di Burzum, Cannibal Corpse, Slayer e Maiden e dall’altra parte i figli, pronti al moshpit. Ma il tempo per perdersi nei pensieri è poco perché sul palco salgono i Sadist, finalmente tornati a esibirsi nella propria patria. Spinti dall’idea della doppia batteria che unisce il presente e il passato della band, il live decolla tra acuti e percezioni prog, mostrando un Talamanca stratosferico.

Il sole scompare dietro l’orizzonte lasciando lo spazio ai 97 decibel degli infected Rain, lucente band moldava dedita ad un Nu metal dalle tinte groove. Dopo iniziale intoppo tecnico, Il quartetto dà inizio ad un live carico e coinvolgente, anche grazie alla frontwoman pronta e risoluta nel coinvolgere il proprio pubblico (peraltro in un perfetto italiano). Il concerto dinamico e attrattivo, ha mostrato uno spettacolo nello spettacolo, tant’è vero che osservare la bellezza avvolta nei tatuaggi di Lena Scissorhands è stato come essere travolti da una sindrome di Stendhal di fronte ad un dipinto d’attore. Se poi aggiungiamo i tecnicismi alle quattro corde di Alice Lane e la straordinaria tenuta del parco da parte di Vadim “Vidick” Ojog, il cerchio si chiude al cospetto di un’esperienza live davvero emozionale.

Alle 22:45 l’atto conclusivo. L’area ristoro si svuota di colpo, è giunto il momento del gran finale: la cult band dei Carcass arriva per la prima volta nella Superba per l’unica data italiana del loro tour. Un muro sonoro investe i fan accorsi, attraverso stralci veloci, doppio cassa e trame reiterate, poste tra il loro glorioso passato e le nuove “arterie lacerate”. I giochi di luce, immersi in improvvisi fumi investono un palco totalmente dominato dalla band di Liverpool, grazie (soprattutto) a Jeff Walker che, impugnando il proprio basso in maniera rituale, racconta i prodromi di un genere estremo, mentre sul maxischermo scorrono i rimandi ai temi cari alla band, i cui tempi paiono dettati da Bill Steer,  ipnotico e incredibile musicista.

Scocca la mezzanotte, il live termina, gli spettatori sciamano verso l’uscita sorridenti, stanchi e speranzosi che il prossimo anno Trevor e la Nadir Music possano dare con continuità alla fame di Metal dei tanti headbangers presenti sotto il palco.