The beautiful Prince. Arcana Edizioni recensione
Dispotico, poliedrico e geniale. A tratti folle, insensibile, e…come direbbe Bugo: drogato di lavoro. Visionario, egocentrico e infaticabile. Un personaggio discusso e a tratti discutibile, che è stato in grado di raccontare le proprie idee mediate una riuscita mistura di Pop, Funk e Rock, andando (sempre) oltre l’atteso per mostrarsi interessato ad un unico focus: la sua musica. Questo è stato Prince Rogers Nelson, in arte Prince.
Per raccontare la storia del “folletto di Minneapolis”, da pochi giorni è uscita per Arcana Edizioni un’opera ma-gni-fi-ca: The beautiful Prince. Lo scandisco bene, per sottolineare lo stile scrittorio di Maria Letizia Cerica, bravissima nel proporre un libro accattivante per i fan e per chi, come me, ha amato poco Mr. TAFKAP. Pur partendo da un soggettivo disinteresse radicato solamente su episodi sporadici come Kiss e Purple Rain, infatti, mi sono ritrovato ingabbiato in una lettura piacevole, dinamica e avvolgente, che mi ha tenuto inchiodato lungo un percorso di 480 pagine.
Il libro, il cui l’unico punto perfettibile mi è parsa la cover art, racconta la vita di un incredibile personaggio di spettacolo (…ora lo posso dire con cognizione di causa). Un uomo alimentato da idee ed egocentrismo, in grado di definire un dispotico potere accentratore, frutto di un bipolarismo comportamentale, in grado di dare alimento al seduttivo animale da palco e all’introverso uomo.
Il volume, tra disgressioni, testimonianze e frammenti di un recente passato, offre una serie incredibile di aneddoti e approfondimenti, pezzi di un puzzle davvero stupefacente. Un viaggio tra drammi, separazioni, solitudine e insicurezza, celata dietro ad una maschera protettiva che ha mantenuto sino a quel 21 aprile 2016, data ancora avvolta da troppi interrogativi.
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