Laika nello spazio “Macerie”, recensione
Dopo qualche anno (quattro scarsi per la precisione) torniamo a parlare dei Laika nello spazio, band pronta a abbandonare “la periferia” per dar voce ad una disumanizzazione avvolgente, narrata attraverso note angoscianti, inclini a cedere alle linee teatrali (Macerie), piacevolmente immerse in un passatista sensazione gothic.
L’impronta spokenword, che a tratti volge lo sguardo alle Emilia degli Offlaga, miscela movimenti passati ad armonizzazioni spigolose (Coprifuoco definitivo), dominate da Simone Bellomo. Infatti, proprio la linea di basso sembra definire al meglio le composizioni su cui si allineano le pelli di Marco Carloni, anima complementare di strutture sonore avvolgenti e narrative.
L’album, disegnato nel buio e nella perdizione, riesce a trascinare l’ascoltatore (Schrödinger) verso una sopraffazione massiva, che non può che condurre all’instabilità emozionale, pronta a trovare un apice espressivo in Film noir, capitolo essenziale di quest’opera, funzionale alla consapevolezza disperata di un presente ossessivo e ossessionato, proprio come questo disco davvero riuscito.
Tracklist
- Macerie
- Coprifuoco definitivo
- Reazione
- Schrödinger
- Evento sentinella
- Film noir
- Nel nome degli dei
- Una preghiera
- Condizione esistenziale