Clèr: un piccolo prezioso vintage digitale
Di base c’è l’America se pensiamo a quel modo digitale di prendere derive che all’impatto sembrano portare lontano… come fossero sentieri da seguire per raggiungere posti inesplorati e scoprire poi di restar sempre a casa, in una bolla di confortevole abitudine. E poi c’è la Francia di quella voce sottile, molto Amelie nel suo magico mondo, bohémien in un percorso umano di ingenuità e scoperta. Clèr in fondo si firma con questo moniker che ha molto della delicatezza femminile delle piccole cose, come piccoli arredi di case provenzali o di una Montmartre ferma nel tempo. E poi il suono di questo esordio che ha la forma di un Ep digitale: “Misty” che molto di questa parola deve al grande Garner e al suo standard degli anni ’50… e sarà anche per questo che la voce di Clèr molto si appoggia a quell’immaginario senza privarsi di artifici e soluzioni digitali che variano le ondulazioni e le accordature.
Il jazz sembra fare da sottofondo modale nelle intenzioni ma tutto si dipana dentro canzoni sfacciatamente indie nonostante il coraggio di osare dentro sentieri alternativi. E si respira il nero d’anirma di Amy Winehouse con il singolo “Maybe Baby”, e che bello questo ricami urbani di basso, una fusion dei tempi nostri dentro “Palsi falsi” che però poteva evitarsi questi suoni percussivi taglienti ampiamente abitassi quasi in ogni dove si ascolti. E il bridge strumentale dimostra come c’è da attendersi una variazione al copione della forma canzone pop e questo a favore di un’elettronica visionaria di più ampio respiro e di più libera mentalità.
Il passato jazzy diviene il vero protagonista nella chiusa con “NMIDC”, con questa chitarra che fa il verso alla famosa “7 Seconds” di Youssou N’Dour con Neneh Cherry. Tutto questo piccolo disco sembra un prezioso di coraggio e personalità e di certo il lavoro punta dritto in quella direzione soprattutto da un punto di vista sonoro e di produzione se non fosse per quei soliti richiami melodici e per scelte delle volte troppo abusate come già detto. La giovanissima Clèr col suo cantato ripristina le intenzioni indie e forse anche li, visto che l’appetito vien mangiando, avremmo preferito un coraggio maggiore… perché questo “Misty” ci prova come poche altre volte si sente ormai nelle nuove produzioni tutte ancorate al cliché. Qui c’è aria nuova e sarebbe stato bello se fosse stato vento forte anziché brezza leggera di primavera. Ma come inizio niente da eccepire.