Magazzino San Salvario: rock chiama Italia
Perché non prendersi sul serio è la chiave di tutto secondo me. Oggi poi che siamo tutto subito e in ogni ambito, dentro cui possiamo muoverci senza limiti… dischi e personaggi così insegnano a tornare con i piedi sulla terra, una terra che mette in luce solo super eroi in luogo di tanta normalità che forse sarebbe salvifica. Il Magazzino San Salvario chissà cosa sia, dove… sicuramente nel torinese credo io vista l’origine di questo “collettivo” di amici che rispondono al nome di Stefano Caire (basso e voce), Giovanni Caire (chitarre), Dario Scotti (tastiere e voce) e Massimo Tiso (batteria). Un esordio eponimo che vede anche diverse figure torinesi di spicco come Federico Sirianni e Renato Tammi…
“Magazzino San Salvario” gira bene e senza intoppi, forse con una “monotonia” insita dentro questa sfacciata voglia di mostrare leggerezza in un dialogo strumentale che resta sempre uguale a se stesso, firma indelebile di un rock di periferia anni ’90. E poi questo singolo “Europa chiama Italia” che sforna una rutilante rincorsa ironica (a guisa di quei colli bolognesi da fare in vespa) in un pop rock in bilico tra demenziale, ironico e anacronistico, fosse solo per un’età che non combacia tra il “veteranesimo” dei protagonisti e la leggerezza di quello che accade… non so se ho reso l’idea. Il video poi la dice lunga su questo…
Il disco scorre così e non ci lasci grandi emozioni se non fosse che tornano i bei suoni di chitarra magistralmente suonata e dinamiche di batteria assai seducenti (si ascolti “Cose che non ti ho mai detto” tanto per dirne una)… forse ecco, la dimensione ironica non è la vera soluzione efficace per loro visto che nei momenti di relax e di lirica romantica esce tutto fuori con una pace e una comodità che mette in luce un mestiere alto dei nostri, alto da fare una piccola ma importante differenza. Anche perché durante i suoni più dinamici sento che il mix soffre un poco… e dettagli vengono meno…
E se parlassimo d’America? Beh ci piace “Cavernicoli” che forse rispecchia il vero mood americano, forse il momento meglio riuscito in questa direzione, se il disco volesse dichiararsi tale…
“Magazzino San Salvario” scivola e non determina, piace in un viaggio autunnale ma ecco, dura fatica a fermarmi su un divano in un ascolto immersivo. Sempre troppo in bilico tra l’esser seriamente impegnato o seriamente divertente… di sicuro ha riempito di gioia chi l’ha vissuto e lo sta vivendo e questo in fondo conta, vero?