TheVerso: il pop che arriva dal nostro pianeta
Come promesso ecco il nostro piccolo parere sull’ascolto di questo disco. Detta così dal titolo chiariamo subito che non ci sono rivoluzioni di space pop o dream pop come molti amerebbero definirlo. Siamo ben lontani da simili avventure e ci ritroviamo dentro un disco che nei compiti a casa ben fatti non si priva di qualche personale gusto estetico di coraggio e di evasione.
Luca Cicinelli in arte TheVerso gioca con questa parola e pubblica “Futuro Vintage” che si apre subito con chiare lettere che non lasciano scampo ad altre interpretazioni: siamo nel mondo del pop rock inglese dove l’elettronica condisce e determina ma sempre e solo in una direzione glam. Al resto pensano le distorsioni. Si apre “Diva” con le chitarre che friggono ma che poi lasciano spazio al synth che descrive un tempo adolescenziale… e la voce del nostro certo non aiuta a distaccarsi da uno scenario fanciullesco. Il pop di TheVerso in fondo punta dritto al dopo scuola e ai sogni di quei ragazzi di oggi dalle camerette tempestate di poster e ambizioni da film. E non a caso sembra essere questa la location del video “L’Universo”.
Arriva “Romantica” a rompere le previsioni con un modo dance dal Charlie in levare, gli ostinati di synth quasi dal gusto progressive e la voce che, qui più che altrove, sfoggia una personalità davvero niente male. Il romanticismo non è meno impattante e in brani come “Chef” ritroviamo un’altra grande unicità di TheVerso: habitat interessante che ci teletrasporta dentro le volute romantiche metropolitane di notti ad inseguire l’amore di scuola… e qui gli Zero Assoluto hanno sicuramente una voce in capitolo. E il punto per noi più alto del disco è proprio nella chiusa con “Dove tutto può succedere”, brano che sposa il bel canto italiano, la bella melodia pulita e orchestrale, gli spazi aperti e le liriche che dal quotidiano afferrano quel tanto che serve alla poesia per diventare di tutti.
TheVerso certamente non ci regala il disco della rivoluzione e anzi forse dovrebbe ambire a distaccarsi ancora molto da certi cliché ampiamente battuti. Certamente aspettiamo una nuova prova e magari l’ambizione di sfornare idee e forme nuove, provenienti magari da chissà quale altro universo perché, per quanto si voglia sognare ad occhi aperti, “Futuro Vintage” è un disco ancora troppo “italiano”, di quell’Italia pop che ormai quasi non ci ricordiamo più.