Adrei Kurkov “Jimi Hendrix a Leopoli”, recensione libro
A pochi chilometri dal confine polacco, viaggiando verso est, si trova Leopoli, città ucraina da sempre vivace centro culturale di una nazione oggi ferita. Proprio tra le strade dell’Oblast’ un numero piuttosto numeroso di personaggi si muove tra le righe di un surrealismo impregnato di realismo magico. Voci raccolte di un viaggio stranito, in cui la spirale di eventi si avvolge attorno ad un mood visionario, osservativo e a tratti grottesco, in grado di giocare con un imprinting filmico, che cita note musicali sin dal proprio incipit, quando uno stranito gruppo di hippie si incontra in un cimitero per celebrare la memoria di Jimi Hendrix. Da qui ha inizio un curioso avvicendamento di protagonisti borderline al servizio di una narrazione (semplice), in grado di avvicinare il possibile all’improbabile.
Pubblicato originariamente nel 2014, il romanzo di Andrei Kurkov arriva a noi al grazie a Keller editore, abile a portare sugli scaffali una storia folle, posta “tra amore, servizi segreti, anarchismo e cultura Pop”. Un romanzo riuscito, al quale avvicinarsi sin dalla splendida copertina proto-futurista, in cui lo slancio grafico, oltre ad apparire piacevolmente attrattivo, finisce per metaforizzare un’opera da leggere e consigliare.