DeaR “Out of Africa”, recensione
Polistrumentista e compositore, Davide Riccio, in arte DeaR torna alle stampe con una nuova release, questa volta sotto l’egida di Music Force. Il disco, racchiuso in uno slime cartonato, si offre spinto dalla grafica curata (da Leonardo Di Lella), in cui i cromatismi metaforici e la realtà esposta si pongono al servizio di una lunga setlist di ben 19 tracce, che rimandano al mondo indie, qui nutrito da percussioni, tribalismi e divagazioni pronte a contestualizzare la poliedricità creativa dell’autore.
Tracce attente a non inseguire un genere in cui focalizzarsi, ma al contrario libere di raccontare (Go back and geti t (sankofa). Tra le composizioni che sembrano voler girovagare in un mondo altro, si parte dai ritmi tribal sino a giungere aggiungere ad un aria electro di primi anni ‘90 con I am for Babylon e Tigritude condita da un Meltin’Pot che sfiora il mondo free (Mozambique), Blues, Trip hop e persino il ritmo in levare (Bring about a change). Una continua metamorfosi che non lascia l’ascoltatore reali punti di riferimento, ma al contrario lo accompagna in un dedalo di sensazioni in cui perdersi.
Tracklist
- Halfaway To You
- Bo Back And Get It (Sankofa)
- Out Of Africa
- Gighlife
- I Am From Babylon
- Sayings
- Far Are The Shades Of Arabia
- Tigritude
- Abra Zebra Cadabra
- What’s Done Is Done
- Mozambique
- Bring About A Change
- Heathen And Hell (The Preacher)
- Habanera
- The Half Lost
- Love Of The Solitude
- No Words Again