Sasha Vinci: la metamorfosi delle cose
La bellezza è menzogna e rivoluzione. Ecco le sue prime parole. Ecco una fotografia di grandissimi apertura alle mille mutevoli forme che ha la realtà. Ed è questa allegoria che torna spesso dentro le bellissime forme melodiche di questo pop digitale, sognante e sospeso firmato dall’artista visionario Sasha Vinci che, in una rinnovata collaborazione con il musicista Vincent Migliorisi, firma questo “Mercurio”. Disco di riflessione profonda, di liriche impegnate ed impegnative, di colori presenti e invasivi a tratti. Il bello che incontra la spiritualità. Ed i rimandi a Battiato come ad un certo prog-pop favolistico del nuovo mondo moderno, sono inevitabili e forse anche voluti.
Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. E penso che questo sia una di quelle occasioni in cui ricevere grandi risposte. Per Sasha Vinci cos’è la bellezza?
La bellezza è menzogna e rivoluzione, un atto naturale che esiste al di là delle visioni o creazioni umane egocentriche e materialistiche. Non è l’estetica delle “cose”, ma un essere multiforme, un “delirio felice”, oscuro e luminoso. Un marasma confuso e chiassoso di casualità e discontinuità. È un abisso di complessità dentro il quale ci muoviamo senza una direzione logica. Attraverso le mie opere faccio spesso riferimento a una “bellezza multinaturale”, che trasforma e supera le categorie culturali.
Dove la cerchi… come la trovi… come la riconosci?
Nella mia ricerca schizofrenica non cerco la bellezza, non la riconosco, dialogo con il caos.
“Mercurio” è un disco di grandissima estetica. Colori accesi… ecco: che rapporto hai con i colori?
In “Mercurio” parlo di colori “cangianti”, che brillano, sono vivi. Contrariamente al mio outfit sempre e rigorosamente nero, sono fortemente attratto dai colori e dai contrasti che essi creano. In quanto scultore tratto i colori come se fossero materia, e di fatto per me lo sono: sbriciolo polveri, impasto, mescolo. Gran parte degli inchiostri utilizzati nei miei disegni li realizzo io. Mi affascina il simbolismo alchemico dei colori, i principi metafisici che esprimono e le connessioni con l’universo musicale.
Che poi mi colpisce quasi ovunque, dove possibile almeno, la scelta di tinte unite. Come la copertina del disco o questi cieli protagonisti dentro i tuoi video… credo non sia un caso vero?
Sono molto attratto dalla monocromia, da quell’idea di infinito e immaterialità che ne deriva. Il colore puro della copertina diventa una finestra verso l’ignoto, mentre l’azzurro terso e lucente nei cieli di “Castelli di Rabbia” e in “Non ho paura”, è così vero da risultare irreale, come se fosse stato manipolato digitalmente. La straordinaria luce della mia isola, la Sicilia, mi ha favorito nel creare delle immagini video e fotografiche cromaticamente potenti, forme e colori che racchiudono un universo di significati simbolici ed esaltano le meraviglie e l’autenticità della natura.
La simbologia dell’oggetto che torna dentro i tuoi video e nelle grafiche del disco… oggetto che io definirei una sorta di totem… ma probabilmente è tutt’altro. Ce lo racconti?
È un’opera realizzata con centinaia di piume, un elemento simbolico presente nelle mie installazioni o performance. Metaforicamente questa scultura piumata diventa un vessillo politico per una società che deve trasformarsi, evolversi, mutare forma, acquisire una nuova coscienza. La piuma così leggera ed eterea, sospesa a metà tra terra e cielo, è un archetipo che rievoca la meraviglia del volo, del librarsi in aria senza confini, per stimolare nuove idee, nuovi significati e immaginare mondi possibili.
A chiusa: parafrasando il titolo. Pensi che la società sia in una trasformazione evolutiva o involutiva?
È sicuramente in trasformazione. Ti direi entrambi gli aspetti contemporaneamente. Vista la situazione attuale non possiamo di certo parlare di sola evoluzione, ma neppure di totale involuzione. In alcuni settori stiamo facendo enormi passi avanti (tecnologia e scienza), ma poi indietreggiamo rapidamente quando si parla di diritti umani e di rispetto dell’ambiente.