Hell Rico “Una vita all’inferno”, recensione

Chi sono gli Hell Rico?

Sono una band o meglio un duo Indie-alternative che ha deciso di sfidare il mercato discografico sotto l’egida della Overdub Recordings.

Spinto dalla voglia di raccontarsi, l’ensemble sembra voler lasciare ai battiti e alle distorsione della titletrack l’arduo compito di dare battesimo a questo debutto. Infatti, sin dai primi movimenti Enrico Esposito e Carmelo Motolese disegnano spigoli anni ’90, in cui ritroviamo spoken word e riff kuntzuniani, pronti a dialogare con la sezione ritmica grezza e piacevolmente lineare.

L’album, cucito attorno alla soggettività con cui ci si ritrova a vivere, mostra i propri denti attraverso il mood post-punk di E quello che resta, in cui le toniche dettano le pulsazione di una tra le tracce più interessanti del disco. Sul medesimo orizzonte,  ritroviamo poi La morale, in cui vivono gli anni ‘90 incastonati tra note narrative. A dare poi una ventata di “amaricità” è l’impeccabile movimento de L’invidia è che, a conti fatti, non può lasciare inermi chi ha amato la paranoia uccisa da Godano.

Il disco, nascosto dietro ad una cover art che a mio avviso finisce per banalizzare l’interessante debut, si racconta dietro a sensazioni Offlaga (Dormendo, restando in piedi) per poi chiudersi con Una foto appesa al muro, in cui le dissonanze, i giochi balance e un eccesso di echi e riverberi sembrano volersi avvicinare a una mescolanza tra armonie e scomodità CSI, palesando una posata decadenza emotiva, in cui riuscirete a inoltrarvi solo dopo alcuni ascolti che ,vi garantisco, non saranno certo ceduti al tempo perduto.

 

Tracklist

Una vita all’inferno

È quello che resta

Aspetteremo

Tutta la notte

La morale

L’invidia è

Dormendo, restando in piedi

Una foto appesa al muro