Rainbow Bridge “Unlock”, recensione
No overdubs!
Dopo qualche anno torno improvvisamente sulle tracce dei Rainbow Bridge…e il ritrovo tra cactus, mexal e distorsioni, sotto i raggi di un sole che sembra illuminare le idee iniziate con Lama e Dirty Sunday. Infatti, questa nuova convincente release gioca (ancora) con riverberi e dilatazioni temporali, in cui le impronte desertiche di Speero the Hero segnano il sentiero percorso da Jimiray, Fab e Paul.
Guidati da un’avvolgente bass line, il trio sviluppa ritmiche ammiccanti (Marvin Berry) pronte ad osservare un lisergico passato, qui descritto da lunghe suite wordless, da cui emergono attrattive armonizzazioni, all’interno delle quali la sei corde funge da voce narrante, mentre la sezione ritmica finisce per dimensionare la volontà di creare qualcosa in grado di avvolgere l’astante.
Il sapore vintage , innestato con naturalezza nel DNA della band, riesce a alterare passaggi easy, attraverso spazi imprò, mantenendo vivo il proprio percorso espressivo. Attraverso il cadenzato andamento di Marley ad esempio, si giungere alla divertita straordinarietà di The Girl That I Would Meet This Summer, immediata e diretta, in grado di fondere e confonde strati seventies, qui allineati con la spensieratezza del nostro ieri recente.
A dar chiusura al disco, piacevolmente raccontato dalle linee istintive di di Fabrizio Palmieri, sono, infine, le note di Jack Sound, sporco Rock n’ Blues, pronto ad aprire porte percettive, nascoste dietro a coinvolgenti guitar solo, che portano con sé il sapore di un live per ora impossibile.
Tracklist
1.Marvin Berry 08:01
2.Speero The Hero 11:41
3.Marley 07:37
4.The Girl That I Would Meet This Summer 11:13
- Jack Sound 06:29