The Mills “Cerise”, recensione
Un disco breve, curato e piacevolmente rock.
Si chiamano The Mills e rappresentano una nuova elucubrazione di Morris, anima di New Ivory e Muleta, qui alle prese con una rielaborazione dei suoi demoni vestiti di rock alternativo, in grado di fungere da accompagnamento ad un perduto sguardo osservativo.
Il disco, promosso da Overdub Recordings, si presenta come un debut diretto, pronto a mostrare sentori brit-pop senza mai rinunciare a sonorità più incisive, all’interno delle quali, sin dal primo ascolto mi è parso di ritrovare i Weezer di Rivers Cuomo…e se avete dubbi, provate ad ascoltare la trainante Eyes e cercate di darmi torto!
Incastonato in un elegante digipack, l’opera del quartetto offre agli astanti un viaggio verso una forma alternativa di pop rock, mediante arrangiamenti minimali, che sembrano fungere da sostegno a impalcature armoniche lineari (I barely exist) in grado di vertere su sensazioni piacevolmente albarniane (Panic Toll).
A dare chiusura al disco, assolutamente consigliabile, sono la tracklist, (per assurdo) probabilmente l’anello debole della set list, e l’evocativa Camden Town che, tra note Blur e andamenti Rancid, ci invita a passeggiare tra le vie di una magica periferia londinese.
Tracklist:
- Invain
- Kachina
- Eyes
- I Barely Exist
- Panic Toll
- Cerise
- Camden Town