MATTIA: ascoltando “Labirinti umani”
Cantautore modenese, MATTIA, che arriva al suo esordio autoprodotto dal titolo “Labirinti umani”, celebrazione in toto dei rapporti umani visti quasi a 360 gradi, dall’amore all’odio, dalla società ai vizi. Canzoni leggere di questo mood digitale che quasi coniugano lo stile indie italiano a scelte molto urban quasi r’n’b per alcuni sparuti momenti. Scritture melodiche molto forti che dimostrano una maturità assai definita nonostante questo sia un primo lavoro ufficiale: forse troppe scelte che trovano posto più volte lungo l’arredamento dei brani ma comunque ogni capitolo di questo ascolto lungo 9 tracce è ben solido e soprattutto sfoggia un carattere e un fascino capace di farsi ricordare fin dal primo ascolto.
Manca però la personalità vera, manca quel quid che lascia riconoscere il disco tra mille altri di questo genere che, inevitabilmente, è obeso di proposte che attingono a piene mani dalle mille frontiere di questo presente quasi totalmente digitale. Indubbiamente vince nel gusto e nell’estetica la title track dell’opera, anche primo singolo e video uscito in rete, ma sottolineiamo anche passaggi come quelli di “Resta come sei” che ha un’aria molto internazionale, quasi californiana, o un repentino cambio di direzione con un pop davvero italiano ne “Siamo in due o siamo in tre” dove forse il drumming sfacciatamente digitale ha rotto un po’ l’incantesimo estetico di una canzone che poteva essere davvero italiana in tutto e per tutto. Così come le introduzioni di “Diana” o “Crolla il tetto” che sembrano prometterci voli urbani su metriche rap e invece si risolvono in canzoni dal gustoso impatto radiofonico. Un altro punto alto del disco arriva con “Forse un altro uomo” dove ritroviamo finalmente il pianoforte e arrangiamenti orchestrali che arricchiscono soluzioni melodiche già forti di suo. Un primo lavoro che insomma si gioca carte ben formate e intelligenti, scelte che funzionano ma che forse mancano ancora di quella personalità ampiamente riconoscibile, originale e unica. Un bel disco che fatica però a non rendersi insostituibile.