Minatox69, “Collapse”, Recensione
Pochi fraseggi… e ci si rende immediatamente conto di tornare ai primi anni di inizio secolo, spinti da strutture nu-metal, ma, come vi renderete conto, gli influssi che si abbarbicano attorno a strutture fondamentalmente heavy, incolonnano striature industrial e battiti thrash. Una mescolanza riuscita, che trova proprio nell’opener Can’t believe il giusto anthem, ideale per spiegare chi siano i Minatox69.
La band di Bassano del Grappa, attiva dal 2010, infatti, sembra voler fondere modernismo heavy con un passato old school che, a tratti, riporta sensazioni intercalabili tra Anthrax e Korn, passando per One minutes silence, Slipknot e intuizioni post-punk. Sospinti da influssi differenziati, la poliedrica vocalità di Bozart, impeccabile e riconoscibile, disegna itinerari convincenti e ricchi di cambi direzionali (Collapse), modulati grazie ad una sezione ritmica espressiva e avvolgente.
L’atteso debut, promosso da Nee Cee Agency, trova nei passaggi “tayloriani” di Frozen Blood un ulteriore perno narrativo, in cui l’aggressività trova il trampolino di lancio verso Wht?!#, breve divertissement proto-rumorista, ricercato interludio, in grado di dare respiro alla continuativa aggressività, rivisitata in maniera eclettica tra le note di Guilty, a tratti estraniante, e Plastic Apocalypse, inquieta e distopica. I suoni, vicini a strutturazioni industrial, senza soluzioni di continuità, stimolano ad uno scomposto e rapido mosh, in grado di trainarci tra le note finali di Cyrus, calmierante finale onirico e annichilente.
Insomma un disco di buon livello, in cui scricchiola solamente la cover art, a mio avviso stilisticamente poco in linea con le sonorità proposte da questa promettente band.
TRACKLIST:
- Can’t Believe
- Nothing New Under The Sun
- Collapse
- Frozen Blood
- Wht?!#
- Guilty
- Next Enemy
- Plastic Apocalypse
- Cupidity
- Cyrus