UNIBRIDO: la provincia resistente
Provincia resistente. Mi piaceva come titolo. Penso che in sostanza riesca a racchiudere lo spirito “punk” di questo suono troppo (ahimè) diretto verso soluzioni pop ma sempre efficace, sempre ricco di energia, sempre destinato ad un ascolto attivo e reattivo soprattutto. Il duo degli UNIBRIDO arriva dalla provincia della provincia – come dicono loro – dalle montagne d’Abruzzo ma soprattutto dai bordi non più commerciali della vita quotidiana. Ed è da questi presupposti che nasce un grido di rivolta che, dalle linee di pop-rock elettrico, prende il titolo di “P.I.G.S.”. E se l’ingenuità di un esordio – che perdoniamo in ogni sua forma e sostanza – si attesta nel video e nelle soluzioni di “Non c’è più tempo”, sottolineiamo due volti opposti e decisamente interessanti: la bella faccia industriale della title track (che di certo non la manda a dire) o le belle tinture di solenne rock americano di un brano come “Prostituzione” che è inevitabile il rimando alle nostalgie internazionali dei tardi anni ’90. Un bel disco per cominciare. Vedremo il futuro…
Un primo disco tutto abruzzese. Come mai non avete cercato risorse oltre confini regionali?
“P.I.G.S.” è la nostra prima esperienza discografica e il progetto Unibrido è nato in maniera molto intuitiva, ci abbiamo ragionato su davvero poco. Avevamo voglia di fotografare in maniera sincera la nascita di questa band senza pensare a possibili collaborazioni “esterne”. Ovviamente lasciamo le porte aperte per i lavori che verranno.
In rete il video ufficiale. Bella l’idea di una ragazza alla voce. Come mai questa scelta?
E’ stata un’idea che nasconde un significato simbolico molto profondo. L’attrice a cui prestiamo la voce nel videoclip di Non c’è più tempo è Wine Consuelo.
E cosa sta a significare questa immagine di lei che canta? Una forzatura assai interessante…
È la nostra parte femminile che viene fuori, è il nostro emisfero destro: quello meno razionale, più ricettivo e creativo che in un contesto sonoro tribale e frenetico prova a portare all’attenzione dell’ascoltatore la straordinaria particolarità del momento presente.
Parlateci di questo titolo.
“P.I.G.S.” è un acronimo che qualche anno fa dei simpatici giornalisti ed economisti nordeuropei avevano inventato per indicare i Paesi del Mediterraneo (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) rei di essere poco “virtuosi” secondo i loro arbitrari parametri economici. Un epiteto tendenzialmente razzista che rivela la natura oligarchica di una unione europea tecnocratica ed economicida.
Noi abbiamo comunque voluto dare a questo acronimo un significato più ampio, più esistenziale. In questa società psicotica ci sentiamo tutti come dei maiali in un porcile, utili solo a trangugiare quello che ci arriva dall’alto e ad essere sacrificabili per gli interessi del potere. Per quanto tempo ancora resteremo a guardare inermi?
E vorrei salutarvi con questo: io non parlerei solo di rock ascoltando “P.I.G.S.” ma parlerei anche di punk.
Al punk appartiene una filosofia autodistruttiva che in parte riconosciamo. Noi però sentiamo il bisogno di dare un senso più ampio a quello che facciamo: ci chiediamo in un modo o nell’altro che cosa resta dopo l’abbattimento dei vecchi schemi di pensiero e delle prospettive limitanti che ci lasciamo alle spalle. In tutto questo l’ascoltatore ha la responsabilità (e la libertà) di tracciare il proprio sentiero interpretativo.