Simone Piva e i Viola Velluto “Fabbriche polvere e un campanile nel mezzo”, recensione

Ottima cover art, titolo e font (giustamente) rubato alle polveri dell’antico West raccontato da Sergio Leone, booklet di scarso appeal e buone idee sonore.

Oggi, voglio partire proprio da questi quattro vertici per cercare di raccontare la nuova uscita di Simone Piva e i Viola Velluto, ancora una volta legati a Music  Force e Toks Records.

 

 

Fabbriche polvere e un campanile nel mezzo, sin dal primo sguardo impolverato e ragionato, appare pronto a segnare un passo in avanti rispetto al passato, proprio come dimostra  il groove diretto de La battaglia infuria, armonizzata in maniera convincente, attraverso moderati cambi direttivi, posti tra piacevoli stop and go e rimandi folk rock dal sapore d’oltreoceano.

Il viaggio verso il lato ovest, iniziato con un’atmosferica Intro, prosegue senza soluzione di continuità tra i fiati di Da dove vengo e la dolcezza di “Imprevisti” acustici, per poi giungere ad una doppietta cavalcante: Oggi si uccide, domani si muore e Sergio Leone. La prima traccia, non troppo discosta dagli stilismi “Severiniani”, gioca con un sound divergente e ciclotimico, pronto a definite più volte il giusto contorno alla tromba di Federico Mansutti, pronto a dare aria e spazi al citazionismo filmico di Sergio Leone.

A chiudere l’album, godibile, ironico e ben costruito, è infine  Il destino di un uomo, probabilmente tra le composizioni più coraggiose. Un moto sonoro sospeso tra le immagini quintorighiane, il timbro graffiato e una guida espressiva e profonda disegnata da Luca Zuliano, bravo a mantenere una chiara identità espressiva, qui posta al servizio di un disco in cui entrare poco alla volta, attraverso un attentivo ascolto.

 

 

Tracklist

  1. Introduzione
  2. La Battaglia Infuria
  3. Da Dove Vengo
  4. Cani Sciolti
  5. Imprevisti
  6. Oggi si Uccide, Domani si Muore
  7. Sergio Leone
  8. Questa Estate
  9. Il Destino di un Uomo