Want Two
Un anno dopo “Want one” ecco che arriva puntuale l’annunciato seguito “Want two”. Per la copertina del primo album Rufus Wainwright aveva impersonato un cavaliere medioevale, così per la seconda si presenta acconciato da dama di quella stessa epoca con tanto di fuso tra le mani: la prima impressione ascoltando il disco è che la metà femminile di Wainwright sia più musicalmente ispirata di quella maschile; già dopo il primo ascolto vi troverete a canticchiare almeno un paio di brani. Canticchiare sì, perché Wainwright conferma la sua vena di autore démodé confezionando una manciata di canzoni melodicamente ricche, arrangiate superbamente e cantate con la sapienza vocale di chi ha studiato canto. Ciò detto, questo album e il precedente sono sperimentali, è evidente che Rufus cerca di inserire nella sua musica influenze ed elementi diversi da quelli – Tin Pan Alley, Broadway e l’opera – che gli sono soliti.
Dopo un “Agnus dei” dalle sonorità indefinibili (echi mediorientali, orchestra e voce d’opera) ecco che alla seconda traccia Rufus regala una canzone di quelle che non escono dalla testa: “The one you love” dove una bella melodia ben sviluppata è esaltata dalla ritmica della chitarra di Charlie Sexton e dal drumming del mitico Levon Helm (The Band) – già presente in “Want one” nella splendida 14th street – senza dimenticare che ai cori Rufus e sua sorella Martha operano – come già in passato – miracoli.
I testi al solito parlano di pene, d’amore e d’incomprensione: Rufus come autore di testi forse non è ancora un paroliere abile come papà Loudon, ma “The art teacher” è un testo splendido che narra con emozione e originalità del primo amore (irrealizzato) che non si scorda mai, in questa canzone – registrata dal vivo a Montreal – Rufus è da solo al piano, ma è la sua voce a farla da padrone, un gioiello.
“Hometown waltz” è un omaggio a Montreal – città, teatro e casa madre della famiglia di Rufus – protagonista di questo valzer è la fisarmonica di (zia) Anna McGarrigle (mamma Kate è al banjo e Martha al violino, tutte ai cori). Dopo questo intermezzo di folk raffinato a carattere familiare ecco Rufus Wainwright al meglio alla traccia #7: “This love affair” è una melodia struggente sul senso di smarrimento successivo alla fine di un amore, sostenuta dal piano di Rufus e da venti orchestrali .
E arriviamo a “Crumb by crumb” l’ennesima bella melodia arrangiata con maestria grazie all’orchestra, all’organo Hammond e all’oboe solista: una volta che avrete iniziato a fischiettarla non la smetterete più!
L’album si chiude con “Old whore’s diet”: la canzone si apre con la voce di Rufus che si accompagna alla chitarra, poi entra un coro – in cui spicca la solita Martha Wainwright – e infine parte un ritmo caraibico che sosterrà la canzone lungo i suoi quasi 9 minuti di durata e saranno le voci di Rufus e dei suoi ospiti – tra cui si staglia Antony di Antony & The Johnsons, che ha una vocalità davvero particolare, qualcuno lo ha definito un Boy George con voce tenorile – a condurre in porto questo showtune.
Sono passati sette anni da quando Rufus Wainwright conquistò la ribalta con l’omonimo album d’esordio, forse “Want two” non lo vale, la pecca maggiore è l’incongruenza stilistica, ma è indubbio che Wainwright abbia talento da vendere: quanti autori conoscete che siano capaci di scrivere almeno tre canzoni capolavoro anche per un album non riuscitissimo?
Rufus Wainwright vale sempre il prezzo del CD.
PS: Una prima tiratura dell’album contiene in omaggio un DVD che presenta Rufus Wainwright in concerto al Fillmore di San Francisco