Chopin – Nocturnes, recensione.
“The greatest of all living Chopin interpreters records the composer’s best-loved works for the first time!”
Questo recita l’etichetta appiccicata sulla custodia del doppio cd dei Notturni eseguiti da Maurizio Pollini.
“The greatest of all living Chopin interpreters”: la recensione è già tutta lì, ma dato che sono un po’ dispettoso mi verrebbe voglia di scrivere, provocatoriamente, che questa volta Pollini non riesce a sorprenderci con questa sua nuova fatica…
È come andare ai Caraibi, uno ci va perché s’aspetta di vedere una natura meravigliosa, lo stupore diventa, come dire, qualcosa di atteso: in qualche modo ormai uno si aspetta la meraviglia. Così è con Pollini, sono trent’anni, se non si contano le giovanili versioni dei concerti per pianoforte, che quest’uomo, con grande parsimonia, rilascia incisioni che diventano ogni volta pietra miliare della storia dell’interpretazione chopiniana.
Anche questa volta non è diverso, al punto che sembra di poter cogliere un unico filo conduttore che lega i Preludi gli Studi e le Polacche degli anni ‘70 a questi Notturni, attraverso le Sonate, le Ballate e gli Scherzi, incisi negli anni 80 e 90. Un filo conduttore costituito soprattutto da un approccio all’opera di Chopin le cui caratteristiche principali sono da ricercarsi in un vigore che spoglia queste composizioni di qualsiasi sdolcinatezza inutile. Quello di Pollini è uno Chopin artista consapevole e virile che trova sfogo alla sua potente vena creativa attraverso la musica. Anche se qui c’è qualcosa di più, c’è una visione complessiva dei Notturni che lascia sbalorditi.
I Notturni sono composizioni in certo qual modi “difficili” da afferrare; dato il loro carattere quasi improvvisativo, l’orecchio tende ad adagiarsi sui singoli episodi perdendo di vista l’insieme, cosa che, a mio avviso, rappresenta un po’ il problema comune alla maggior parte delle interpretazioni, anche importanti.
Con Pollini il tessuto narrativo chopiniano è mirabilmente esposto con una limpidezza esemplare. C’è una grande attenzione all’aspetto melodico; Pollini individua cellule ritmiche e dinamiche che porge in una continua fioritura, rendendo contemporaneamente giustizia alla sottile trama che avvolge ogni notturno. Lo Chopin che ne esce, è abbastanza lontano da quello già noto.
Lontano dalla lettura intimista di un Rubinstein, dalla stupenda cantabilità di Aldo Ciccolini, dai gelidi paesaggi di Ashkenazy, ma lontano anche dalla razionalità estrema di Claudio Arrau che viviseziona ogni nota porgendola singolarmente come una preziosa reliquia, effettuando così un’operazione di scavo veramente poderosa ma perdendo un po’ la visione dell’insieme.
Pollini, come tutti i grandi, lascia la sua impronta: uno Chopin unico, stupendamente luminoso, logico e virile. Siamo in presenza della migliore edizione dei Notturni? Chi può dirlo! Certo siamo in presenza di un’edizione che non può mancare in una discoteca.
Da sottolineare che Pollini esegue solo i Notturni con numero d’opera, incide così 19 dei 21 Notturni del compositore polacco tralasciando quelli in do minore e in do diesis minore, due brevi opere giovanili.
I due cd, registrati a Monaco nel giugno 2005, sono venduti in un’unica confezione e ad un prezzo ridotto, giustificato anche dal fatto che, complessivamente, la durata supera di poco i novanta minuti. Il libretto allegato contiene anche la traduzione italiana del testo critico di Carsten Dürer.