Mamadou Sidiki Diabate – Mariam
Mamadou Diabate è un griot, o djeli, il termine mandingo che indica coloro che tramandano oralmente di generazione in generazione la storia e la cultura tradizionale. Rappresenta la 71esima generazione di virtuosi della kora, l’antica arpa tradizionale mandinga a 21 corde, ed è a causa di questo filo, che lega il passato di quasi mille anni fa al presente, che nel mondo dei griot non si usa presentare il figlio senza parlare di suo padre.
Il leggendario Sidiki Diabate si trasferì in Mali dal Gambia nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ex colonia inglese indipendente dal 1965, il Gambia è una lingua di terra ritagliata dentro al territorio senegalese, che si snoda lungo il corso del fiume omonimo e si affaccia sull’Atlantico.. La sua popolazione è in maggioranza mandinga, appartiene al sottogruppo linguistico dei mandinka e i suoi djeli sono rinomati soprattutto per la maestria nell’arte della kora,.
Negli anni che precedettero l’indipendenza dell’allora Sudan Francese, Sidiki mise la sua arte e la sua forte personalità al servizio della causa del movimento indipendentista, rappresentato soprattutto dal Ressemblement Democratique Africain del socialista Modibo Keita, che poi divenne primo presidente della Repubblica del Mali. In quegli anni i giovani djeli di Kita, una città storica del sud del Mali, si organizzarono in un movimento che chiamarono Kaira, nome in seguito divenuto famoso per il brano musicale omonimo che, arrangiato da Sidiki Diabate, divenne l’inno del risveglio del popolo del Mali. In malinke Kaira vuol dire felicità, ma il testo della canzone parla delle disuguaglianze tra le condizioni di vita tra neri e bianchi, e della prepotenza di questi ultimi.
Con l’indipendenza Sidiki Diabate divenne uno degli apripista della new wave dei griot. Fu tra i fondatori della Ensamble National Instrumental du Mali, accompagnò figure del calibro del cantante guineiano Sory Kandia Kouyate, “la voix du Mandengue”, e nel 71 registrò, assieme a Djelimadi sissoko e Sekou Batourou Kouyate, il primo disco della storia di musica per sola kora, Cordes Anciennes, nel quale lo strumento abbandonava il ruolo di accompagnamento e diveniva finalmente protagonista della musica. Alla morte di Sidiki fu il suo primo figlio, Toumani Diabate, a ereditare il ruolo di re della kora. Mamadou era molto giovane, e continuò ad approfondire lo studio con suo fratello.
Oggi Mamadou Diabate ha solo 25 anni, ma è considerato uno dei massimi virtuosi dello strumento nel suo paese. Nella consueta classifica che viene stilata ogni anno a Bamako, Mamadou si contende il secondo e il terzo posto con suo cugino, Ballake Sissoko, figlio di Djelimadi e nipote di Sidiki. Mamadou ha già alle sue spalle una carriera di tutto rispetto. Oltre a sostituire Toumani nei consueti concerti della Symmetric Orchestra all’Hogon di Bamako il venerdì sera e nelle feste private, Mamadou ha accompagnato tutti i principali cantanti dell’area mandinga, da Kassemady Diabate ad Amy Koita, da Sekouba Bambino Diabate a Kandia Kouyate.
Conosciuto e rispettato per la sua conoscenza del repertorio tradizionale e per il suo stile innovativo, Mamadou ha da poche settimane pubblicato, per l’americana etichetta artigianale KSK System Krush, il suo primo disco di solo kora, intitolato Mariam – Traditional Kora music from Mali, dedicato alla madre Mariam Kouyate. Per distinguersi dal cugino che vive in suolo americano, l’altro Mamadou Diabate, ha firmato il suo album con il nome di Madou Sidiki, in memoria di suo padre.
Dieci i brani che compongono il disco, un repertorio che si divide tra pezzi tradizionali noti e altri moderni e rari. Suo fratello, Toumani, ha definito Mariam “il miglior disco di kora solo pubblicato sino ad oggi”. Un’affermazione complicata; dischi come Kaira dello stesso Toumani o a Behmanka dell’altro Mamadou sono almeno altrettanto dei capolavori.
Mamadou è un giovane fiero e consapevole del suo valore, con un carattere gentile e introverso. Al primo ascolto l’impressione è quella inevitabile di fronte a un disco di kora solo: cascate di note che si intrecciano e si rincorrono, cambiano lo spazio e il tempo, si allontanano e ritornano sul tema. Con il tempo e l’attenzione ci si accorge che, accanto all’eredità di Sidiki e di Toumani, nella musica di Madou vengono sviluppati aspetti originali che riflettono una ricerca personale, che probabilmente è solo a metà strada. Si tratta di una continua esplorazione soprattutto della struttura ritmica, che nei successivi passaggi viene sminuzzata e ricomposta, per tornare nuovamente al tema o all’accompagnamento originale. Il risultato è la sensazione di navigare sulle acque di un torrente imprevedibile, selvaggio, antico e tumultuoso. Ascoltate, ad esempio, Chedo de Kabu, un’antica canzone originaria della Guinea Bissau, per capire cosa intendo.
Mariam è stato registrato nello studio di Abdoul Doumbia, a Bamako, e suona spontaneo e naturale. Ascoltandolo non posso fare a meno di tornare ai giorni in cui ho vissuto con lui, nella sua casa di Badjalan 3 a Bamako, a quando la mattina, mentre scrivevo o facevo colazione, si siedeva accanto a me con la sua kora e cominciava a suonare. In quei momenti l’espressione del suo volto si faceva distesa e immobile, interrotta solo a tratti da un sorriso dolce, mentre i suoi occhi guardavano lontano, oltre l’orizzonte. Mentre la sua mente entrava in una sorta di leggera trance, le sue dita si muovevano agilissime sulle corde.
Ho un affetto speciale per Mamadou e per la sua famiglia, e una infinita considerazione per la sua arte, che sicuramente continuerà a crescere negli anni a venire. Consiglio Mariam a tutti coloro che vogliono entrare in contatto profondo con l’universo musicale dell’antica tradizione mandinga, a chi già conosce e apprezza la musica per kora o anche a chi semplicemente ama l’improvvisazione, e vuole scoprire nuovi territori. Mariam non è un disco facile e immediato, occorre accostarvici con curiosità e rispetto.
Purtroppo ad oggi il disco non è in vendita in Italia e neanche nei maggiori siti di musica in rete. Per acquistarlo occorre visitare il sito della KSK System Krush, che gestisce il pagamento tramite il sistema sicuro di Paypal.
Mamadou suonerà per la prima volta a Roma il 22 giugno al Circolo degli Artisti, nell’ambito del Mojo Station Blues Festival. A chi vorrà esserci dò appuntamento lì.
Brani:
1. Lanban / Sandiya
2. Keme Burama
3. Gansanna
4. Chedo de Kabu
5. Kanu
6. Sakasaka
7. Sara
8. Banni
9. Jon Kana Baga Jon Ma
10. Alataala