Yesterday and forever: la storia dei Beatles parte prima

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Capitolo 1: gli esordi e la “beatlesmania”

I Beatles sono il gruppo più importante del rock. Punto e basta.

No, in realtà non basta: questa affermazione va chiarita per scansare il campo da equivoci, incomprensioni, accuse di faziosità ecc. ecc.

La musica dei quattro di Liverpool può piacere o non piacere, può essere o meno considerata più ‘pop’ che ‘rock’, può indifferentemente vincere o perdere in un ipotetico confronto con i Rolling Stones o con i Pink Floyd o con chi volete voi: resta, però, il loro indiscutibile merito di aver sostanzialmente spinto il rock a transitare dalla fase dell’adolescenza scanzonata e ingenua alla fase della piena consapevolezza di essere ‘cultura’ prima e ‘arte’ poi.

Se oggi il rock ha l’ambivalente (purtroppo, a volte, ancora ambigua) peculiarità di essere sia la più diffusa musica ‘pop’ (nel senso di popolare) al mondo che la più alta espressione artistico-musicale del nostro tempo, ciò si deve (in grandissima misura) al lavoro pionieristico dei Beatles.

Questa prima parte prende in esame il periodo che va da fine ’62 a metà ’65.
In questo lasso di tempo nasce, mediaticamente e discograficamente, il fenomeno ‘Beatles’.

Dopo gli anni di gavetta a Liverpool e ad Amburgo, finalmente la Emi fornisce loro un contratto, complici due personaggi che – quasi alla pari con John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr – hanno contribuito a gettare le fondamenta del mito ‘Beatles’: il produttore George Martin e il manager Brian Epstein.
Inizialmente i Beatles nascono sostanzialmente con la pretesa di imborghesire (e di rendere quindi più accettabile alla media borghesia inglese, europea ed americana) le istanze socio-musicalmente troppo avanzate e progressiste del classico rock’n’roll nero e, quindi, di fare soldi a palate.

Con i primi dischi il meccanismo parte a pieno regime: la loro immagine è quella, indolore, di quattro ragazzi vestiti bene, pulitini e perfettini; la loro musica è una piacevole (e tutt’altro che aggressiva) sequela di standard del rock’n’roll e del pop americano miscelata con le prime, acerbe, composizioni del duo Lennon/McCartney (che denotano comunque, tra innocuo ‘beat’ e retoriche invocazioni d’amore, una non comune e gustosa propensione per la melodia).

Lo sfruttamento a tappeto di questo fenomeno giovanilistico (la cosiddetta ‘beatlesmania’) passa attraverso la produzione a getto continuo di singoli, extended play e album di beat-rock edulcorato; passa attraverso una battente e attenta programmazione radiofonica; attraverso una meticolosa e sfibrante serie di tour in giro per il mondo; attraverso la messa in commercio dei più singolari e disparati ‘gadget’ legati al complesso; passa anche attraverso due filmetti divertenti ma senza pretese, “A hard day’s night” e “Help!”, dove risalta la ‘verve’ comica di Ringo.
Di questo primo periodo discografico, più che segnalare uno specifico album (il più compatto e attraente all’ascolto è forse proprio A HARD DAY’S NIGHT, il primo a contenere soltanto composizioni del duo Lennon/McCartney) vale indicare singole canzoni, tutte famosissime ed entrate ormai nell’immaginario collettivo degli amanti della musica rock: “I saw her standing there”, “Please please me”, “Love me do” (il primo singolo Emi), “From me to you”, “She loves you”, “I want to hold your hand”, “All my loving”, “I wanna be your man” (inizialmente ceduta agli Stones), “A hard day’s night”, “And I love her”, “Can’t buy me love”, “No reply”, “Eight days a week”, “I feel fine”, “Ticket to ride”, “You’ve got to hide your love away” ed “Help!” (tutte a firma Lennon/McCartney); “Twist and shout”, “Roll over Beethoven”, “Money”, “Long tall Sally”, “Rock and roll music” e “Kansas City” (tutte cover di classici del rock’n’roll).

Ma su tutte troneggia, incontrastata e incontrastabile, l’incommensurabile malinconia di “Yesterday”, parto del solo McCartney: dolce e struggente come poche, è veramente un brano splendido che apre inediti orizzonti al classico canone della canzone ‘rock’ e lancia i Beatles verso la maturità artistico-compositiva (appena nato, il brano ebbe, come titolo di lavoro, “Scrambled eggs” – ‘uova strapazzate’!!!).