0049La notte dei tempi viventi
Innanzitutto mi piace iniziare questa recensione prendendomi un po’ di colpe per aver fatto trascorrere un sacco di tempo da quando il CD mi è stato inviato. Non usiamo recensire tutto quel che riceviamo, soprattutto per via del fatto che il tempo a disposizione per scrivere richiede necessariamente un filtro a monte, che ci porta però a scrivere di cose che meritano secondo noi più di altre. Massimo Sorrentino ed il suo gruppo sono una bella sorpresa.
Devo dire che un’altra abitudine che si va via via formando nella mia esperienza di ascoltatore è una certa propensione ad un “corretto” dimensionamento delle aspettative nel momento in cui ricevo un CD di debutto, un demo, un lavoro di musicisti “emergenti”. Questo giovane chitarrista napoletano ed il suo gruppo sfoderano invece una robustezza musicale d’insieme che mi ha lasciato stupefatto dopo pochi secondi di ascolto, tant’è che dopo qualche minuto sono perfino riuscito a dirmi che sì, insomma, “in fondo” qualche peccato di gioventù c’è… cosa decisamente rara, quando si ascolta un’opera prima e i difetti vengono naturalmente a galla all’istante spesso seppellendo i pregi; qui si ascolta una fusion messa su bene, suonata con maturità, arrangiata già con un senso dello spazio sonoro non banale.
Togliamoci subito di dosso la recensione che grida al miracolo e andiamo al sodo: lo stile è quello di un jazz-rock melodico, molto cantabile ma anche con scelte armoniche che non sono necessariamente le più semplici. Viene in mente molta fusion degli anni ’80-90, e gli evidenti guitar heroes Metheny e Stern su tutti, sia per l’approccio nelle costruzioni armoniche e melodiche sia per la scelta di alcuni timbri ed effetti. Un limite che si lascia scorgere -e ci mancherebbe… se in un primo disco non ce ne fossero il signor Sorrentino non sarebbe umano- sta in quella frenesia tipica dei “giovani” (e già a dirla così mi sento vecchio) nel voler mostrare tutto quel che si sa fare, nell’accostare tutto, nel mettere insieme tante buone idee che però danno un buon risultato se poi si amalgamano in modo compatto; qui talvolta alcuni momenti dei brani risultano tra loro un po’ slegati. I riferimenti ai grandi maestri, chiari e dichiarati, con tutta probabilità svaniranno proporzionalmente a quanto il nostro saprà crescere musicalmente sul piano della personalità. Intanto ci godiamo volentieri un CD ricco di buona musica ed eseguito in modo pulito, tecnicamente più che valido e, ripeto, decisamente sorprendente in moltissimi aspetti.
Approfitto dell’occasione, decisamente appropriata, per proporre e ribadire il solito consiglio che vi diamo: non fermatevi a ciò che viene promosso con la pubblicità, bensì incuriositevi, cercate in rete, reperite informazioni e suoni anziché lasciarvi invadere da paccottiglia di facile ed immediata reperibilità ma tutta uguale a sé stessa. Recensioni come questa servono proprio a parlare di musica fuori dal giro, cosa che da queste parti facciamo spesso, un po’ perché siamo anche noi volutamente fuori da un sacco di giri e un po’ perché la bontà di un disco ci piace giudicarla prescindendo dal giro cui appartiene, senza considerare né il conformismo né l’opposto e quindi uguale anticonformismo.
Complimenti a Massimo Sorrentino per il suo credere in quel che fa!