Stéphane Bersier – L’if, l’érable et le pommier, recensione.
Stéphane Bersier è svizzero, ma riesce ad essere egualmente uno splendido interprete della Chanson francaise.
Non è una semplice questione linguistica, ma la capacità di mediare il proprio messaggio con una tradizione poetica molto ben definita e, per di più, molto nota e popolata da veri e propri maestri.
Raramente Bersier delude e si rivela piacevole anche alle orecchie di chi non sia particolarmente appassionato al genere.
Il tratto che lo caratterizza, positivamente, è la leggerezza e l’ariosità che riesce a tenerlo lontano nella maggior parte dei casi da un eccessivo autocompiacimento.
“L’if, l’érable et le pommier” è un lavoro del 2011, che viene dopo l’album “Imposteur…” del 2010.
Non stupisce dunque che sia breve, appena cinque pezzi, ma vale comunque un ascolto.
Certo, è un prodotto pensato per un pubblico di nicchia, ma potrebbe piacere a molti anche solo per le atmosfere che riesce ad evocare. Ovviamente, resta inteso che buona parte del fascino risiede nei testi, appena sorretti da una musica semplicissima.
“J’ai vécu” è un pezzo di Bernard Dimey, noto poeta e Chansonniere. Bersier reinventa il brano appoggiando il testo su una linea melodica non priva di una certa aria di novità, ovviamente rispetto ai canoni e all’interno dei limiti propri del genere. Rimane comunque un’interpretazione fresca e gradevolissima.
“Les couleurs” à l’eau è un brano dolcissimo e intenso, che parla del mondo e dello sguardo che lo crea. Il punto di vista è quello dell’artista, senza dubbio, ma non è un brano spocchioso, o difficile. Al contrario, parla di un’azione creatrice che potrebbe essere di chiunque, parla della propria rappresentazione interiore del mondo.
“L’if, l’érable et le pommier”, brano che presta il nome all’EP, è una canzone dolce e melanconica, che parla di un’unione impossibile, di un amore vinto dalla disapprovazione collettiva, ma che riesce a vivere e si libera immerso nella semplicità di una natura campagnola.
Bel testo, semplice e delicato, che racconta una storia triste con apprezzabile semplicità e senza sconfinamenti mielosi nella facile emotività.
“Chanson” è una canzone di Charles Le Quintrec, rivisitata e interpretata con garbo ma, forse, con un approccio un poco manieristico.
“Dansons” è orecchiabile e forse il brano più “canzone” di tutto il lavoro, ma paga pegno a un testo eccessivamente complicato e un po’ pretenzioso, che gli sottrae l’elegante semplicità degli altri pezzi. La musica, invece, eccessivamente piana rispetto alle pretese del testo, non aiuta il brano ad acquisire autorevolezza e abbandona le parole un po’ a sé stesse.
In definitiva, “L’if, l’érable et le pommier” propone almeno tre pezzi molto belli su cinque totali. Non male.
Ovviamente, chi ha dimestichezza col genere e la lingua saprà meglio cogliere sfumature che sfuggiranno ai più, ma comunque si tratta di un lavoro globalmente interessante anche per chi non sia un appassionato di chanson francaise, risultato sicuramente apprezzabile.
Giulio Focardi