Studi per l’intonazione del mare
Una parte significativa del lavoro dei compositori contemporanei è dedicata dalla ricerca di suoni “nuovi”; chi ha assistito all’esecuzione di brani di musica contemporanea sa bene come talvolta, ci si trovi a fissare sbalorditi un’orchestra “normale” da cui, in assenza di strumenti inusuali o di elettronica, si levano suoni assolutamente inattesi.
Personalmente feci questa esperienza la prima volta assistendo all’esecuzione di un brano di Petrassi in un concerto diretto da Sinopoli, poi accadde con Ligeti, e poi… è accaduto altre volte…
La musica di Salvatore Sciarrino non sfugge a questa regola, essa si caratterizza per l’utilizzo dei suoni armonici; per un uso tutto particolare delle voci che possono, come nel caso della composizione qui descritta, esibire effetti di glissando più consoni a strumenti a corde che non a strumenti a corde … vocali; per una scrittura spesso impervia che costringe l’esecutore ad utilizzare il suo strumento in maniera inusuale. Nelle sue partiture sono contenute istruzioni del tipo: “togliere il bocchino” per i sassofonisti o “solo fruscio senza suono” per i violinisti ecc….
“Studi per l’intonazione del mare” è stato registrato durante un’esecuzione dal vivo, avvenuta il 26 agosto del duemila, nel Duomo di una delle più belle località dell’Umbria, Città di Castello, il luogo in cui il compositore palermitano, oggi cinquantasettenne, vive e lavora.
Sul palco, al centro, un direttore, un cantante e un percussionista. Alla nostra destra quattro flautisti, quattro sassofonisti alla nostra sinistra. Sullo sfondo l’orchestra: a sinistra cento (!) sassofoni, a destra cento (!) flauti. L’esperienza non ci può aiutare, molto difficile fare previsioni su quello che andremo ad udire. Ci sentiamo però autorizzati a temere fragori e stridori, cacofonie da incubo, le trombe di Gerico e il quarto angelo trombettiere dell’Apocalisse: “il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò ….”
Ci attende una sorpresa che è anche una grande lezione di eleganza. Con il suo splendido senso del suono rarefatto, Sciarrino, non cede alla facile tentazione di produrre eventi sonori grandiosi, utilizza invece la sua straordinaria orchestra per disseminare un pulviscolo di microsuoni scintillanti, che fa da sfondo alle parti solistiche. La composizione si srotola senza eccessi, attraverso la ripetizione di un motivo sostenuto dagli otto fiati solisti, e la linea del canto che ripete una composizione in versi dello stesso Sciarrino da uno scritto di Thomas Wolfe. Sullo sfondo le voci del silenzio: rumori, ticchettii, soffi, echi, cosparsi nello spazio e nel tempo dalle due orchestre.
Spettacolare l’uso di richiami onomatopeici, il cui apice giunge nel sesto movimento dove, con un intento chiaramente imitativo, le chiavi dei duecento strumenti, uniti alle percussioni, secondo uno schema solo apparentemente casuale, iniziano a produrre il suono del battere della pioggia: all’inizio qualche goccia, poi sempre più forte, infine a scrosci. L’effetto è stupefacente.
“Alle orecchie di chi apre la propria coscienza, il deserto si popola: sono le voci del silenzio intelligente.” Scrive il compositore nell’introduzione contenuta nel booklet allegato al cd.
Se il compito della musica è di generare emozioni, Sciarrino con questa sua composizione riesce a svolgerlo in maniera eccezionale, toccando le corde dei sentimenti pur rimanendo, come spesso accade con la musica contemporanea, ben al di fuori dei sentieri conosciuti e codificati.
Un cd da consigliare caldamente a chi cerca nuovi stimoli musicali, ed ha il coraggio intellettuale di non fermarsi davanti alle prime difficoltà derivanti da un ascolto obiettivamente molto difficile.
Maurizio Germani