Riccardo Maffoni – intervista.
Eccoci tornare a fare il nome di Riccardo Maffoni che ci riporta indietro nel tempo e, manco a dirlo, in un futuro prossimo ricco di nuovi suoni. Si intitola “Faccia” il nuovo lavoro di inediti che giunge a rompere un silenzio di quasi 10 anni. E dentro questa lunga track list di 14 canzoni c’è il suono acustico, quello di tutti i giorni, c’è la canzone d’autore rock, c’è quel piglio alla Ligabue del periodo commerciale e di un Vasco Rossi che sappiamo cantare allo stesso modo da anni. Ma “Faccia” è anche una lunga monografia di se nella vita che corre, facendo sfoggio anche di futuristiche (si fa per dire) elettroniche come in “Mi manchi di più” oppure il suono libero di essere senza parole e melodie forzate nella traccia strumentale “Scala D”. Di base è quel pop un poco scuro e un poco noir, quell’anima che sembra dannata e quella voglia di gridare a tutti l’aria che serve a sopravvivere. In tal senso penso sia magistrale l’interpretazione di “L’uomo sulla montagna”. Non ci dilunghiamo oltre e lasciamogli la parola. L’intervista per gli amici di Music On Tnt:
Tornare in scena con questo lavoro che alla fine mette in mostra un quadro, se stessi, la propria parola. Ascoltandolo col senno di poi, manca qualcosa al quadro per essere completo? Oppure c’è davvero tutto?
Questa è una delle domande che ti fai quando stai per chiudere un album, ecco perchè a volte sembra che la fase di registrazione possa non finire mai. Personalmente sono molto contento del lavoro svolto in studio, sono convinto di aver dato e detto tutto quello che mi ero messo in testa prima di iniziare. Cerco sempre di dare il meglio quando lavoro, quando scrivo, quando suono, è quello in cui credo, che non significa non sbagliare, semplicemente sentirsi appagati dal proprio impegno.
Bruce Springsteen e tutto quel rock alla “Ligabue” della nostra tradizione italiana. A chi altro devi molta della tua genesi?
Quando avevo 15 anni volevo fare il chitarrista. Passavo i pomeriggi a guardare una videocassetta di Hendrix, Live At Monterey, volevo scoprire da dove venivano quei suoni, quegli assoli! Ho passato la mia adolescenza ad ascoltare Jimi Hendrix, Eric Clapton, il blues di Muddy Waters, ho perso la testa per i Rolling Stones, i riff di Keith Richards, il blues bianco di Joe Cocker, ma anche per la nostra bellissima musica italiana, Domenico Modugno, Francesco De Gregori, Rino Gaetano, Edoardo Bennato, Vasco Rossi, il genio di Battisti. Sono molto curioso e nel corso degli anni ho sempre cercato di ascoltare di tutto, dai Beatles a Bach, da Celentano a Mozart passando per Stevie Ray Vaughan e Robert Johnson.
E dopo tutto questo tempo di silenzio, hai contaminato la tua musica di altro? Ti è venuta voglia di trasgredire di molto alle tue solite abitudini?
Forse trasgredire non è la parola giusta, credo che un artista abbia bisogno di arrichirsi, di spostarsi ogni tanto dal proprio quartiere, di andare a vedere cosa c’è dall’altra parte della città. Non avrei mai pensato ad un arrangiamento come quello di Mi Manchi Di Più in passato, ma lavorando con Michele Coratella, il produttore che ha arrangiato i brani insieme a me, ogni giorno si cercava qualcosa di nuovo, un suono, una frase di chitarra, uno strumento diverso, ogni giorno si cercava la strada per l’altra parte della città. Poi, come nella vita, a volte si torna a casa e si scopre che anche il tuo quartiere non è poi male, altre invece ci si porta a casa un suovenir, e qualche idea nuova che prima non consideravi nemmeno.
Elettronica: oggi l’hai sfacciatamente usata in un solo brano. Come mai?
Come ti dicevo prima, a volte le contaminazioni credo possano dare risalto ad una canzone, ma non sempre. Amo la semplicità, e se usare una batteria elettronica e poche note di piano danno ad una canzone qualcosa di magico penso valga la pena di provare a spostare gli orizzonti. Abbiamo lavorato molto in questo senso in studio. Per alcuni brani abbiamo registrato anche più versioni di arrangiamento, 2, 3 a volte anche 4. Non è solo mettere un vestito, è mettere il vestito, quello giusto.
“Faccia” è un nuovo disco ma anche un nuovo inizio. Un altro silenzio in arrivo?
In arrivo, al momento, mi auguro ci sia solo il suono della mia chitarra elettrica e del mio amplificatore!