Stars At Night “Stars At Night”, recensione

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Uno sporco vintage dal sapore perduto. Ecco il gusto che sembra nascere (sin dall’incipit di My Way) dall’omonimo full length delle Stars at night, quattro aggressive donzelle criptopunk dell’ Est L.A.

Arrivato a noi Grazie alla Go Down Records, il quartetto tutto femminile riesce a racchiudere in un’unica stanza sonora spazi stilistici che, attraversando 10 tracce dalle venature psichedeliche, giungono a mostrare estraniante movimenti Sabbathiani (Get up), posti tra cambi direttivi e ritmi ossessivi, ideali nel visitare increspature pseudo surf per poi modularsi su giochi estensivi (Spellbinding love) in cui reprise demodè vertono verso aperture easy. I movimenti più accoglienti, però, vengono poi affidati al grezzo drum set di Johanna Rubio, energica soprattutto in tracce piacevolmente lo-fi come Shake me e Control.

Se poi, solo attraverso spartiti come Where I feel free l’aurea retrò trova l’armonia ideale nonostante l’assenza di una linea vocale in grado di spingere oltre, è con l’impronta garage surf di Your Destiny, che la band mostra (realmente) i propri artigli, pronti a raccontare un songwriting tagliente e minimale.

A chiudere le sonorità hard and roll sono infine le metodiche eighties di Heartbeat e la riuscita Breathe, in cui le impronte post punk generano tratti ombreggianti, qui alimentati in maniera impeccabile dai suoni reiterati e dalle back voice pronte a definire il mood evocativo di un disco che… forse non conquista al primo impatto, ma che riesce a definire i propri contorni solo dopo alcuni ascolti attentivi.