Urban Stranger – Detachment recensione.
Urban Stranger – Detachment
Piccoli stranieri crescono, il ritorno degli Urban Stranger!
Riappaiono gli Urban Stranger con il loro primo vero album, Detachment. Il distacco dal tipo di sonorità a cui eravamo “abituati” è netto e, a tratti, sorprendente!
Ricapitolando un pelino la storia di Alessio Iodice e Gennaro Raia, ricordiamo che sono emersi nella stagione di X Factor del 2015 arrivando secondi dietro Giosada anche se erano dati dai più come sicuri vincenti. Nel talent di Sky si erano distinti durante le audizioni per un sound che, quando lo ascoltai per la prima volta, mi riportava a Simon e Garfunkel, uso della voce e delle chitarre erano estremamente simili. Con il procedere delle puntate però è emersa anche la loro vena più “elettrica” che faceva capolino a seconda dei brani che Fedez gli assegnava di volta in volta.
Tralasciando il primo ep che conteneva praticamente solo il loro inedito più alcune cover, questo Detachment si può considerare davvero il primo album di debutto del duo campano.
Distacco si ma da cosa? Sicuramente dal clichè che ci eravamo fatti di loro, almeno io, e uso intensivo di un sound elettrico. Il loro lato acustico è praticamente scomparso, addirittura l’album inizia con No electric che nell’incipit sembra essere un brano a cappella ma che poi sfocia nella caratteristica vena elettronica che permea l’intero album.
Non tutti i brani mi hanno convinto devo dire la verità, ma quale album oggi ha le tracce del medesimo livello qualitativo? Nessuno, nemmeno se andiamo a scomodare i mostri sacri della discografia mondiale, ma una cosa da segnalare, e che è parte dominante delle tracce, è l’atmosfera che si respira. E’ un album ambizioso, cantato in inglese, di respiro internazionale, assolutamente ben prodotto e arrangiato. Il duo, che duo più non è visto che si sono affiancati a vario titolo Raffaele Ferrante (Rufus) e Ennio Mirra, ha prodotto un album di livello più che buono, non ci sono brani che “spaccano” come di dice fino allo sfinimento in X Factor, ma una serie di ottime tracce si.
Ascoltate Bones, il primo singolo uscito, e riparliamone. A me è piaciuto un sacco e mi sono sorpreso a canticchiarlo “offline”, durante la guida o passeggiando. Ecco, questo per me è sintomo di un buon lavoro, per me hanno fatto centro con un album assolutamente non banale, privo di qualsiasi concessione alle classifiche, evitando canzoni ritornello scalaclassifiche dal successo più breve di un battito di ciglia.
Questo album è indice di personalità e voglia di imporre il loro stile, la loro idea di musica, e credo che produzione e arrangiamento si siano adoperati per metterli nelle migliori condizioni possibili per esprimersi. Ricordatevi cari lettori, che le band che hanno fatto storia sono nate così, con un proprio e distinguibile sound.
Sarà gloria futura? Scaleranno le hits?
Questo non so dirvelo, ma ascoltatelo senza il pregiudizio del gruppo da talent, ascoltatelo come se lo aveste scovato, come accadeva tanti anni fa, sugli scaffali di un bel negozio di dischi, e sicuramente apprezzerete non le tracce, ma l’album nella sua interezza.
Poi, se ne avrete voglia, sappiatemi dire se avete avuto le mie stesse impressioni.