Elio e le storie tese – Cicciput
Sono tornati!
Ho cercato di partire con uno spirito di ascolto più neutro possibile, ma sapevo che non era così perché comunque mi aspettavo una risalita dopo la discontinuità di Craccraccriccreccr, bel CD che però aveva momenti minori assolutamente inconsueti per il simpatico complessino, specie dopo i due capolavori Italyan rum casusu cykti e Eat the phykis.
Beh, l’ascolto è andato più volte. Ora posso parlarne.
Elio e le sue storie tese si sono spostati in un ambito più marcatamente rock e hanno tirato fuori un lavoro in cui, come al solito, attraversano gli stili e le tendenze in assoluta scioltezza. Stavolta però, dicevo, la componente rock e sue derivazioni è più spiccata. Si parte con Budy Giampi, attacco frontale zappiano in tempo dispari alla pena di morte, e già viene fuori che la qualità di registrazione e suoni è tornata grande. che zio Frank sia nell’aria viene confermato subito dopo con un piccolo capolavoro funky, Gimmi I., impreziosito dalla voce di Ike Willis che fa assolutamente rivivere le festicciole rock organizzate dal maestro Zappa. Del brano però colpisce decisamente la costruzione funky perfetta e trascinante di chitarra, basso e batteria: quasi un brano di scuola nel genere, con un’impostazione sonora che può rimandare ad ambiti vicini alla cifra della Dave Matthews band: eccezionale.
Gli omaggi proseguono, con una Fossi figo alla Finardi cantata in duo con Morandi, e un “la follia della donna” con un testo che ha momenti esilaranti e musiche che chiamano a raccolta i Pink Floyd nell’introduzione (su cui troneggia l’urlo di un finto e drammatico Renato Zero) e un doppio James Taylor nella parte acustica, con la chitarra che rievoca su un canale Fire and Rain e sull’altro Something in the way she moves , confermate nel finale col piano che chiude con l’armonia di Like everyone she knows … che dire? Nel resto del CD sembra spesso che Cesareo si diverta a fare il Brian May della situazione (esemplare proprio il solo in Fossi figo), se non fosse che rispetto a quest’ultimo ha capacità tecniche ben superiori… ma non siamo qui a fare classifiche; lo stile della chitarra di Cesareo è fra i più puliti che si ascoltino, ed è un piacere autentico sentirlo scivolare sui suoni come fosse tutto semplice.
E’ il momento di Shpalman, destinato a diventare il nuovo supereroe nei live: Max Pezzali sta al gioco e canta un brano che sembra fatto per lui e invece ha un ritornello che è del ‘700 francese… la melodia è melodia da sempre, ragazzi!
Potrei proseguire su ogni brano, perché almeno musicalmente ci sarebbe da dire ovunque. Perlomeno vi segnalo Pagàno, espressione di perplessità verso le religioni resa spettacolare da una struttura progressive tiratissima e complessa come usa sentire , anche nell’impostazione sonica, coi King Crimson anni ’80 .
Citazione finale doverosa per l’inno trionfale “Litfiba tornate insieme”, che fa ridere anche solo per il titolo e andrebbe cantata in giro per strada tutti i giorni per far ridere un po’ di gente sempre incacchiata , e che in ogni caso è un esercizio di stile caleidoscopico.
Come non bastasse, c’è anche il metal duro di “cani e padroni di cani”, tragicomica lamentaela sulla fine che irrimediadiabilmente tocca alle scarpe appena comprate: pestare una… : beh, ascoltare la voce dei Nomadi che sul tema canta “quante speranze finite nella m…” è uno spasso raro. Complessivamente, a fine disco si resta come sempre stupiti non solo da come i nostri riescano a suonare di tutto, ma anche da come sappiano ricreare esattamente le atmosfere di ogni stile, nella scelta dei suoni e della produzione.
Anche stavolta, insomma, seppure in chiave più r ock, c’è quasi tutto. Il complessino si dimostra ancora una volta fra le realtà tecnicamente migliori in assoluto in Italia, e come dicevo siamo tornati anche a un’incisione di livello molto valido , con bassi potenti (molto ben costruite le timbriche) e voci curate attraverso un uso sapiente degli effetti.
Bentornati!