Andrea Gozzi “Appunti di Rock 3”, recensione
Adoro le tradizioni e i ritualismi, adoro gli appuntamenti fissi e la sicurezza che solo un luogo già esplorato riesce a darti.
Pochi mesi fa Andrea Gozzi mi ha dato notizia di ciò che (in cuor mio) attendevo: l’uscita del nuovo volume di Appunti di rock, terza opera edita, come di consueto, da Edizioni Il Foglio, qui in collaborazione con Tempo Reale.
Arrivato nelle librerie poco prima dell’estate, il saggio porta in dote le usuali pillole bonsai in grado di raccogliere storie, aneddoti ed itinerari divergenti e diversificati, in grado (ancora una volta) di approfondire piccole stelle di un universo infinito, quello del Rock inteso nella sua più ampia accezione. Infatti, tra le abbondanti 300 pagine torna il mondo metal, epurato questo volta dalla sua oscurità malefica, torna il pop, il prog e per la prima volta ci si inoltra tra i confini elettronici.
Il saggio, come di consueto curato nel dettaglio dal suo autore, arriva a narrare con Giulia Nuti le radici del rock progressivo, sino alla germinale realtà di Larks’ Tongues in Aspic, raccontato in maniera piacevolmente narrativa da Lelio Camilleri. Da qui si riparte arrivando tra le note di Bjork e la sua Hyperballad, traccia analizzata nel suo specifico tecnico da Giulia Sarno, abile nel stabilire un percorso analitico di un mondo sonoro estraniante e visionario.
Senza dubbio però tra i migliori capitoli di questo nuovo “romanzo verista” di Gozzi, oltre al breve intervento di Salvatore Miele sul tradimento dei Metallica ed il loro Black Album, annoveriamo Fuori dal gruppo: Deep Purple e Ritchie Blackmore: perfetti sconosciuti. Infatti proprio nel capitolo iniziale l’autore ci invita a rivivere i tormentati fasti assoggettati dall’egomania del chitarrista, raccontato tra follie, infantilismi ed eccessi.
Sul medesimo filo narrativo, oltre al lungo viaggio americano degli U2, troviamo poi la straordinarietà degli Iron Maiden e del loro World Slavery Tour, magica inarrivabile esperienza della Nwobhm.
Ancora una volta Appunti di rock riesce nell’intento di raccontare senza confini e senza preconcetti, cercando di dare alle note e all’emozionalità dei suoni lo spiraglio per rivivere mediante il racconto.
Ora, non ci resta che aspettare la prossima estate per poter tornare a parlare di Andrea Gozzi.