Toumani Diabate – Boulevard de l’Indipendance
Dopo In the Heart of the Moon con Ali Farka toure, il 27 marzo uscirà il nuovo disco del gigante della kora Toumani Diabate con la sua Symmetric Orchestra, che è anche il secondo episodio della trilogia registrata dalla World Circuit al Mande Hotel di Bamako, sulle rive del fiume Niger.
Fino ad oggi Toumani Diabate ci aveva abituato ad atmosfere acustiche e fortemente caratterizzate dall’improvvisazione, sia nel caso dei suoi lavori più specificamente tradizionali, come Kaira, Djelika e New Ancient Strings, che nelle sue collaborazioni con bluesman e jazzisti. Boulevard de l’Indipendance è un disco totalmente differente, me ne ero accorto già ascoltandolo dal vivo allo Hogon Club di Bamako.
Questa volta siamo di fronte ad una vera e propria orchestra, che riunisce alcuni dei migliori musicisti e cantanti del Mali. Per i più increduli basti dire che vi suonano quattro sabar nel più puro stile wolof, un djembé, un doundoun, un tama e una batteria, per un totale di ben otto percussionisti, ai quali si aggiungono, oltre alla kora, due chitarre elettriche, un basso, una tastiera, uno n’goni, un balafon e oltre sei cantanti. Questo è l’assetto live della Symmetric Orchestra di oggi. Su disco, come oramai di consueto in casa World Circuit, si aggiungono i soliti fiati di Pee Wee Ellis e i violini di Simon Hale, anche se, a dire il vero, entrambi non servirebbero affatto alla musica.
Boulevard de l’Indipendance è dunque un disco realmente orchestrale, in cui il virtuosismo di Toumani è diluito dall’imponente fronte sonoro globale, dove la parte da leone la fanno i cantanti. Tra essi spiccano la voce straordinaria e intensa di Kasse Mady, pioniere della scena maliana sin dagli anni ’60 con i Maravillas du Mali e i National Badema e ancora una volta con Toumani come in Kulanjan e in Soghai, e Mangala Camara, un autentico bohemienne africano, che qui interpreta con grande intensità una splendida e originale versione della celebre Mali Sadjo, accompagnato da kora, tastiere e sabar. Gli altri cantanti, compreso Soumayla Konate, la cui voce è troppo simile a quella di Sekouba Bambino per essere soltanto un caso, non reggono il passo di questi due giganti dell’universo musicale maliano. Protagonisti del disco sono invece, oltre a Toumani, senza ombra di dubbio Basekou Kouyate, virtuoso dello n’goni già con Toumani in Djelika, la straordinaria chitarra solista di Fanta Mady Kouyate e il balafon di Lassana Diabate.
Purtroppo il disco non può reggere il confronto con l’esibizione della Symmetric Orchestra dal vivo, ma questo non è in alcun modo colpa del disco. All’Hogon di Bamako l’Orchestra suona tutti i venerdì dalle 11 di sera alle 4 del mattino e, come è uso nei locali africani, i musicisti non sono su un palco, ma in mezzo alla gente che balla. Ciò vuol dire che si può andare tra loro mentre suonano, stabilendo un contatto altrimenti impossibile. Inoltre, ogni brano dura dal vivo oltre un quarto d’ora, fatto non irrilevante per una musica che fa dell’improvvisazione la sua caratteristica principale. Come potrebbe il disco sostituire quell’atmosfera?
Nonostante ciò, Boulevard de l’Indipendance è e sarà riconosciuto come un album di svolta,.per qualità musicale e per l’incredibile energia che trasmette. L’alternarsi di cantanti e la varietà degli arrangiamenti ne fanno un lavoro che non stanca, ma si rinnova e sorprende ad ogni brano. Molti i momenti di grande intensità, da Ya Fama a Wasso, brano di mandengue dance il primo e più classico il secondo, alla già citata Mali Sadjo, alla splendida e maestosa Mamadou Diaby, dal forte sapore tradizionale, fino alla irresistibile Salsa, che miscela l’Africa al sound latino-americano, o a Tapha Niang, cantata in wolof e suonata in crescendo, come accade dal vivo. Brani talmente belli da far dimenticare anche l’insipido esperimento che chiude il disco, voluto dalla World Circuit e intitolato ironicamente Single.
Dopo la vittoria del Grammy assieme ad Ali Farka Toure nella categoria Best World Music Traditional Album, Toumani si conferma ancora un volta un gigante dell’universo artistico non solo africano. Anche se non si può definire il miglior album di musica mandengue mai inciso, se oggi dovessi scegliere un disco per qualcuno che non conosce quella musica, e che magari potrebbe innamorarsene, regalerei Boulevard de l’Indipendance. Perché è incredibilmente ben suonato e ben registrato, perché e vario e completo, perché Toumani e la sua Orchestra sono forse quanto di più rappresentativo ci sia oggi di un mondo fiero e vitale come quello della cultura e della musica maliana, e anche – e soprattutto –perché sono stato allo Hogon di Bamako uno straordinario venerdì sera di gennaio, e mentre in Italia c’era il freddo dell’inverno l’atmosfera di quella notte era davvero rovente.