Blue Neighbourhood – Troye Sivan recensione cd
Dopo aver scritto, da poco, l’elogio del nuovo disco dei Coldplay e del loro uso dell’elettronica a servizio di canzoni finalmente degne di tale nome, mi ritrovo subito fra le mani un altro disco, intitolato “Blue Neighbourhood”, della stessa razza che parimenti mi ha stupito per la quantità trasbordante di qualità estetica. L’artista emergente è Troye Sivan, un ventunenne sbarbatello australiano di Perth che ha letteralmente “sfondato lo schermo”, questa volta non della tv ma dei pc di milioni di persone in giro per il mondo che hanno iniziato a seguire alcune cover illustri, postate su You-tube da almeno tre anni.
Ora il ragazzo ha trovato la forza e la fortuna per poter uscire allo scoperto con del proprio materiale totalmente originale che, a differenza del pop moderno, notoriamente privo di contenuti, è al contrario pieno di moti del cuore autobiografici e sofferenze adolescenziali, raccontate con delicatezza ma anche senza filtri (sulla copertina c’è il solito bollino nero “Explicit lyircs”, voluto dall’amministrazione americana a tutela dei minori).
Basta vedere e ascoltare per intero i tre video che accompagnano il lancio del disco (nell’ordine “Wild”, “Fools” e “Take me down”) per capire quasi tutto del giovane Troye. Primo: ha dovuto soffrire per far accettare la propria omosessualità, come la maggior parte dei ragazzi gay di questo mondo. Secondo: la sua musica e le sue melodie sono così “cinematograficamente belle” che è solo questione di tempo per vedere un sua canzone scelta come colonna sonora di un film di successo. Terzo: questo disco e il suo autore sono destinati a sfondare, più prima che poi.
Detto questo, entrando più nei dettagli delle canzoni, trovo che oltre ai brani succitati gli altri pezzi “monster” di Blue neighborhood siano sicuramente “Ease” (le parole si susseguono rapidamente e il ritornello è geniale), “Cool” (forse la più bella in assoluto), “Heaven” e “Youth” (bombe melodiche in stile anni 80, ma filtrate alla grande con i suoni nati nei decenni successivi).
In verità, oltre alle 10 tracce del disco base, Sivan ha sfornato altri ottimi pezzi che ha pubblicato solo sulla deluxe edition, e che avrebbero meritato un posto in prima fila insieme a tutte le altre. Personalmente è un rammarico non averla ancora trovata sugli scaffali dei negozi di Bruxelles (dove ora vivo), ma pur di averlo mi sono accontentato della versione “base”, ben sapendo che non appena troverò l’edizione giusta, potrò regalare il disco a qualche amico appassionato di uno stile considerato ormai minore, ma che invece, ogni tanto, riesce ancora ad emozionarci quando dietro ci sono gli attributi giusti. Come sempre, ciò che conta è il talento: tutto il resto è noia.